PescePirata

Il soffio di Eolo

La strada di terra battuta portava all’anonimo capannone, in mezzo alla campagna. Nella notte senza luna due bici si stavano avvicinando saltellando, invisibili ma rumorose. I due piloti erano vestiti tutti di nero. Il più alto e magro aveva un passamontagna mentre quello più tarchiato aveva il cappuccio della felpa legato tanto stretto sulla faccia da sembrare il di dietro di una tenia gigante. Questi parlò: “Capo, simu arrivt?”
“Dio, Bottone, non si capisce un tubo con quel coso stretto sulla faccia. Ma ci vedi? Sì, il futuro è a due passi. Pedala.”
Le bici si avvicinarono al recinto che circondava il capannone. Capo disse: “Giù, in quelle frasche!” e i due si lanciarono dalle selle rotolando fin dentro un grosso arbusto lì accanto.
Da lì, corsero a un altro arbusto e poi a un altro proprio sotto il recinto. Capo mise fuori la testa per studiare il profilo del capannone, appena visibile nel buio. Tornò dentro: “Tutto tranquillo. Niente e nessuno in vista.”
“E su c’ sunu dei cann? O dull gurdiu?”
“Non c’è nessuno, te l’ho detto. E poi, sei o non sei un ninja? Ripeti con me: io sono un ninja...”
“I’ sun nn nngiu!”
“Bravo. Non servono addestramenti, il ninja è uno stato mentale. E poi questa storia è morta e sepolta, nessuno si aspetta un’intrusione.”



I due si avvicinarono chini alla rete. Arrivati sotto Capo fece scaletta a Bottone che con un paio di tentativi riuscì a rovinare oltre. Capo invece riuscì a farsi male senza bisogno di aiuto. “Dai,” disse spazzandosi le braghe, “ormai il mondo saprà. Entriamo.”
Bottone corse fino alla porta del capannone. Quando l’altro lo raggiunse si girò a guardarlo e indicò un foglio attaccato alla porta. “Oh,” fece Capo spalancando gli occhi, “riesci a leggere? Dice do no trapas.”
“E cu vuul trapssurl?” disse Bottone.
“Sta zitto, è inglese. Vuol dire... Lascia stare. Guarda piuttosto il simbolo: FBI. C’è di mezzo il governo americano.”
“Oh.” fece Bottone.
“Te credo! Se venisse prodotta, il mercato automobilistico, quello petrolifero poi... Tutto in crisi. Certo che i governi non vogliono una bega del genere.”
Capo afferrò la maniglia e fissò Bottone, che annuì. Girò, la porta si aprì.
“Ora il mondò saprà e nessuno potrà più tirarsi indietro.” disse Capo entrando.
Bottone si lasciò sfuggire un “Uh, mancu iccfails!”
“Sh!” lo ammonì Capo mentre guardava. Il capannone era vuoto a parte una colonna di luce soffusa al centro. Sotto di essa un’auto grigia dall’apparenza anonima. Capo parlò sottovoce mentre si avvicinavano:
“Ah! Allora era tutto vero! Anche l’ingegnere che l’ha progettata hanno zittito. Gli hanno fatto dire che c’erano dei problemi costruttivi, che non si poteva fare. Invece lui non ha resistito e il prototipo l’ha tenuto, di nascosto. Adesso vedremo se non funziona.”
Trotterellarono fino accanto al veicolo. Capo indicò a Bottone il nome dell’auto dipinto sulla fiancata: Eolo. Sorrise. Gli sportelli erano aperti, entrarono. Nel cruscotto c’era la chiave.
“Pronto a entrare nella storia?” disse girandola.
Il cruscotto si illuminò. Da sotto il cofano esplose un potente scoreggione. Capo e Bottone dovettero tapparsi le orecchie. Il rumore non cessò. Il ruggire continuò a rimbombare come il tuono di un motore a reazione. Ma quello non fu il peggio: un secondo e Capo e Bottone vennero colpiti da un puzzo nauseabondo. Bottone pensò all’alito di di una mandria di ippopotami zombie nutritisi di gorgonzola avariato. Capo pensò alle scarpe di Bottone. Entrambi poterono pensare molto poco e men che meno agire prima che il gas di quella fragranza saturasse l’abitacolo fulminando le loro sinapsi e disintegrando la loro mente. Stessa sorte sarebbe toccata di lì a pochi minuti a una vasta porzione del nord Italia, ridotta a cadaveri lobotomizzati dalla fragranza del soffio di Eolo.

MasMas

Stile: racconto umoristico
Questa la notizia principale.

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