martedì 16 ottobre 2012

Il comico e la politica



Il comico diventato politico saltò sul palco. La piazza era gremita di migliaia di sostenitori. Scoppiò l'applauso, seguito dalle risate quando lui cominciò a cammiare avanti e indietro con il passo rigido tipico delle sue scenette comiche.
"Chi sono, chi sono? Eh?" La folla gridò un nome. "Il signor nessuno, sono! Questa gente sono nessuno, questi uomini piccoli, dal cervello piccolo, dalla moralità piccola, dalle mani piccole: vogliono prendere tutto! Ma di grosso hanno solo il testone, e le tasche! E ci comprano le donnine alle loro festone, che poi quando ci si nascondo dietro le tende vorrebbero avere qualcos'altro di grosso; ma per avercelo bisogna altro che dirlo, bisogna avere le palle!"
Comiciò così, come sempre, il suo comizio ma poi andò subito al sodo: "Gente del sud, è il momento di svegliersi o no? Volete liberarvi dalla schiavitù della politica, della corruzione, della mafia?"
La folla esultò. La voce, seppur forte e canzonatoria, avrebbe potuto tradire a chi lo conosceva bene un'agitazione poco comune. Il suo volto era madido come sempre ma quella sera, da vicino, tradiva una tensione mai vista.
"Ancora oggi fare questi discorsi significa mettersi contro interessi potenti. Ma io sono qui lo stesso! Sono venuto sapendo di rischiare, ma so che voi siete con me, so che voi mi proteggerete! Se mi starete accanto, affronteremo tutti i pericoli del mondo, insieme."
Ancora un'ovazione. La gente andò in estasi, ubriaca dalle risa e dalla prospettiva di vero rinnovamento. L'uomo sul palco continuò per diversi minuti, agitandosi come suo solito, continuando a sudare.
La folla rideva e gidava, tanto da coprire alcune grida più allarmate e qualche movimento concitato in un punto sotto il palco. Ma non lo sparo. A quello, molti si zittorono, altri urlarono, alcuni si buttarono a terra, tanti si voltarono. Calò il silenzio. Il comico, sul palco, lo sentì, ma non si mosse. Anzi si irrigidì, come in croce, trattenne il respiro e chiuse gli occhi. Cominciò un brusio, mentre nella zona dello sparo qualcosa si muoveva, qualcuno si agitava. Poi più nulla. Il comico spalancò gli occhi, poi sorrise. Qualcuno dei suoi collaboratori gli si avvicinò ma lui lo rimandò indietro.
Tra la folla, qualcuno gridò: "L'abbiamo preso, bastardo!" "Voleva farlo fuori, ma l'abbiamo fermato!"
In pochi momenti tutto fu chiaro: il comico capì: "Ecco, vedete? Certe cose vorrebbero rimanere immutate, ma voi potete cambiarle! La mafia voleva farmi fuori e voi mi avete salvato la vita. Qualcuno ha sparato ma voi gli avete ammosciato il cannone!"
Tra l'incredulità generale lo spettacolo ricominciò. L'attentatore venne consegnato senza troppo clamore alla polizia. Dopo pochi minuti la celebrazione fu completa: il comico aveva battuto il mostro.
Ripresero le risa. Ci fu un ultimo inchino e gli applausi presero a scrosciare senza interruzione. Il comico scese dal palco sorridendo, fece le scale di corsa e si accasciò sull'ultimo gradino. Si prese la testa tra le mani e scoppiò a piangere. Diversi collaboratori lo raggiunsero, alcuni si misero a terra con lui e lo abbracciarono.
Lontano, in uno scantinato umido, qualcuno entrò nella cameretta con il letto fetido di muffa. Sopra, la ragazzina era raggomitolata con la testa premuta contro le ginocchia, singhiozzante. L'uomo le si avvicinò e disse: "Il papino non ce l'ha fatta a tenere la bocca chiusa. Digli ciao." poi sollevò la canna e la puntò alla sua testa. Ci furono due spari.

MasMas

Genere: racconto ispirato
Notizia originale: http://genova.ogginotizie.it/178901-beppe-grillo-scala-la-039-etna-aquot-votateci-non-avete-niente-da-perdereaquot/#.UHv9FiJXn_Y

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