mercoledì 31 ottobre 2012

Bollettino di navigazione, 29 ottobre, secondo anno in mare



Scrivo in vece dei Capitani perchè una ha da fare la tesi e quell'altro ha di nuovo perso il cervello (vedi dopo). Almeno questa è la scusa che mi propinano questa settimana. Speriamo che la tesi sia su come ritrovare cervelli. Anzi, meglio sarebbe se fosse su come scrivere un Bollettino di Navigazione. Ormai potrei fare da professore.

Questa settimana tanto da fare, da leggere, da scrivere e da manovrare. Il freddo comincia a farsi sentire così la lotta per starsene al calduccio sottocoperta con un libro in mano, invece che spazzare il ponte e bagnarsi come un pulcino nell'oceano e finire congelati come baccalà, è strenua.

Due nuovi imbarchi, a dire il vero un po' terricoli, da salutare in Giuramento.

Alla faccia del galeone del seicento, si parla di ebook e costi ne L'ora del tè. Poi si chiacchiera sempre in Taverna, di piratesse e anche d'altro: andate a vedere e ditemi se non è vero che il Capitano ha perso il cervello. E a noi ci tocca di sottostare ai suoi 'Misteri'. Boh, a chi ci capisce una pinta extra.

Parliamo d'altro: in Libri sul comodino ci sono due nuove recensioni, si parla ancora di Nordest Farwest ma soprattutto c'è un nuovo libro in anteprima da poter recensire, per pirati in cerca di novità (e di una pinta extra).
In Esperienze editoriali invece ci viene presentato un libro di un nuovo arrivato, che ci segnala un giveaway nel sito di Mondoscrittura.
In Spazio autori due nuovi lavori da leggere, più la votazione per il miglior racconto di ottobre, che vincerà una pinta extra.

Mica è finito: per fare un po' di pratica ci sono sempre gli Spunti di Yukie in tecnica, la sesta puntata sul crogiolo (ma si parla ancora di hook), e la nuova sulla stanza bianca. Piatto ricco mi ci ficco.
Fatto ciò c'è solo che darsi da fare: in Area contest, mentre arrivano i premi di 'È l'amico È', è in corso una nuova sfida rapida dal titolo 'Le mille morti dell'uomo delle stelle': un giallo piratesco, per chi aspira a una pinta.
Continua anche la scrittura del romanzo di Elisa in Scrittura assistita, con il terzo capitolo che si affaccia, da leggere, ridere e commentare.

Se poi di pinte ne volete altre, potete provare con la Gazzetta dei concorsi, dove ce n'è un paio nuovi e in corso.

Avete collezionato tante pinte, eh? Adesso sappiate che sono pinte di quintali di c... Eh? Capitano? Che dici, sono simpatico? Anche attaccato con i denti alla cima dell'albero di trinchetto? Quindi la smetto di fare il simpatico? Ok, posso almeno dire... ah sì quello sì? E allora: alla via così!

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venerdì 26 ottobre 2012

La scrittura creativa: il raptus creativo di Steve70.



Ho le migliori intuizioni quando viaggio sul treno, in aereo... purtroppo anche in auto e in moto (io sono il pilota) :o
Se poi associo a questo la musica... proprio parto per le vie della creativita'... il massimo è passeggiare e cogliere l'artista di strada che suona da Dio.


Steve70


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giovedì 25 ottobre 2012

La scrittura creativa: il raptus creativo di MasMas.

la creatività


Non ci avevo mai pensato, ma a me le idee vengono spesso mentre vado in bicicletta.
Oppure mentre mi addormento.
Non è che c'è qualcosa che mi ispira, viene tutto fuori da sè, boh. Forse centrano le onde gamma, forse le radiazioni cosmiche, oppure le melanzane, non so.
Scrivere scrivo la sera, dopo che il mio frugoletto si è addormentato e prima che mi addormenti io (per questo ho MOLTO poco tempo).

Poi qualche ritocchino qua e là in ufficio nel tempo perso.

MasMas

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mercoledì 24 ottobre 2012

Appunti di scrittura creativa di Yukie: 5 - lo straniamento



Straniamento: sconvolgimento dell’abituale percezione della realtà che il narratore induce nel lettore mediante l’uso di particolari tecniche linguistico–narrative.

Questa è la tecnica narrativa che esploriamo oggi. Per spiegarla, come ho fatto per l’hook, parto subito da un esempio:

Gli esseri umani sono cose di dimensioni variabili. I più piccoli lo sono talmente che se altri esseri umani più grandi non li portassero dentro un piccolo veicolo, non tarderebbero a essere calpestati. I più alti raramente superano i 200 centimetri di lunghezza. Un dato sorprendente è che quando giacciono distesi misurano sempre stranamente lo stesso. Alcuni hanno baffi, altri barba e baffi. Quasi tutti hanno due occhi, che possono essere situati nella parte anteriore o posteriore della testa, secondo da che parte li si guarda. Deambulando si spostano da dietro in avanti, per la qual cosa devono controbilancare il movimento delle gambe con un vigoroso sbracciamento. I più frettolosi rinforzano lo sbracciamento mediante borse di pelle o di plastica o valigette denominate Samsonite, fatte di materiale proveniente da un altro pianeta. Il sistema di spostamento delle autombili (quattro ruote accoppiate piene d’aria fetida) è più razionale, e permette di raggiungere velocità superiori. Non devo volare né spostarmi a testa in giù se non voglio esser preso per un eccentrico. Nota bene: mantenere sempre in contatto col terreno un piede – uno qualsiasi dei due – o l’organo esteriore denominato culo.

“Nessuna notizia di Gurb” di Eduardo Mendoza.

A descriverci in questo modo esilarante è un alieno, sbarcato sul nostro pianeta in missione di ricognizione insieme a un compagno. Quest’ultimo si perde e lui resta solo, a cercarlo e a registrare ciò che vede attraverso il suo sguardo, estraneo alle abitudini del nostro mondo.

Eduardo Mendoza è uno scrittore spagnolo contemporaneo, ma nell’utilizzo di questa tecnica ha dei predecessori famosi. Tolstoj per esempio, che in un racconto degli anni venti, “Cholstomer”, usa come narratore un cavallo, che ragiona a modo suo sulle diversità tra uomini e cavalli (giungendo alla conclusione che i cavalli sono superiori).
Frederic Brown utilizza magistralmente la tecnica dello straniamento nel suo racconto breve “La sentinella”, che merita senz’altro una lettura. Se non lo conoscete leggetelo qui: http://www.galileilivorno.it/serale/fad ... inella.pdf

La tecnica dello straniamento dunque si usa quando si vuole stravolgere gli schemi comuni, descrivendo una situazione normale dal punto di vista da qualcuno per cui non è tale, in modo che tutto appaia ribaltato, insolito, spaventoso o buffo.

In ambito italiano non si può non citare Verga, che ha adottato lo straniamento in molte sue opere. Questo è l’incipit di Rosso Malpelo:
«Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riescire un fior di birbone.»
Appare evidente che quello esposto non è il punto di vista dell’autore, né di un personaggio specifico, ma la mentalità collettiva dei personaggi della storia. “Malpelo ha i capelli rossi perché è un ragazzo malizioso e cattivo” è l’espressione di un pregiudizio popolare. Detto in tecniche narrative: uno straniamento.

Esercizio: Descrivete brevemente un condominio dal punto di vista di un abitante di un villaggio africano.


Lezione nr 1
Lezione nr 2
Lezione nr 3
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martedì 23 ottobre 2012

Bollettino di navigazione, 22 Ottobre, secondo anno in mare



Pssst... ehi... Pssst, dico a te! Sono qui, dietro questa pila di patate. Parlo piano perchè se no mi sgama il Capitano. A proposito, lo vedo mica qui in giro? Eh? Dietro che? A chi? Dove?
Ah, Capitano! Certo che vado a scrivere il bollettino di navigazione, per tutti i sargassi del Tringolo delle Bermuda! Imboscato? Ma che dici... Dopo pelare le patate, eh? Va bene...

Questa settimana la rotta ci ha portato a solcare molte acque, alcune agitate, altre più calme. Nuovi imbarchi in Giuramento portano nuova linfa a vecchi argomenti.

Chiacchiere varie in Taverna: si parla di ebook, piratesse, premi e racconti pubblicati su riviste. E guardate anche in Esperienze editoriali e ne L'ora del tè, dove è stata mandata una lettera al lettore medio.

Da leggere ce n'è stato in ogni cantone: ci sono una valanga di racconti in Spazio autori, ma ce n'è anche in News & Rum dove si parla di grilli, in Regolamenti e Filosofia dove c'è una nuova poesia inno della nave e in Libri sul comodino dove ci sono due nuove recensioni più quella del libro in anteprima "Quattro soli a Motore"!

Sempre da leggere, ma anche da commentare, un lavoro finito in Editatemi, così come continua in Scrittura assistita il progetto di Elisa.

Da pensare e collaborare, invece, in Scrittura collettiva si parla di scrittura... collettiva e un possibile progetto, declinabile anche come sfida tra pirati in Area contest.

Per quelli cui prude la penna, potete partecipare alla raccolta per racconti di Halloween di Fralerighe in Mondo web, o provare coi nuovi concorsi della Gazzetta dei concorsi.

Ma adesso, come tutti i Lunedì, lasciatemi in pace che devo andarmi a leggere il nuovo Spunto di Yukie in tecnica. Si parla di 'Crogiolo'. Ma che è? Mò vado a vedere, giusto il tempo di chiudere qui dicendo: alla via così!


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lunedì 22 ottobre 2012

Recensione di “Quattro soli a motore” di Nicola Pezzoli

nicola pezzoliTitolo: Quattro soli a motore
Autore: Nicola Pezzoli
Neo edizioni - 2012
Prezzo: € 15.00
ISBN: 978-88-96176-11-5
Pagine: 304

Con “Quattro soli a motore”  Nicola Pezzoli ci accompagna in un viaggio attraverso la vita di un bambino di soli undici anni. A dire il vero, ad accompagnarci non è Nicola Pezzoli, ma il protagonista del romanzo stesso. Corradino ci rende partecipi di tutte le avventure, belle e brutte, di una lunga estate del 1978, in cui fanno capolino anche ricordi passati. Ma a condurci  in questa lettura, non è il piccolo protagonista ma il Corradino cresciuto, il Corradino che, quelle esperienze, le ha vissute in prima persona, molto tempo prima.


Benché sia ancora molto giovane, Corradino conosce bene la sofferenza. Un padre violento, una madre che beve un po’ troppo; una nonna che ama, e che lo ama – cosa da non ignorare - e che vede sfiorire giorno dopo giorno a causa dell’Alzheimer; uno stuolo di bulli pronti a rifarsi su di lui ad ogni occasione. Nonostante tutto il nostro protagonista, ed accompagnatore, non abbandona mai la sua ironia e capacità di saper prendere il bello dalla vita.

La mamma beveva e papà mi picchiava. Ma questo non è il lamento del Corradino maltrattato, e se dall’inizio alla fine sulle mie chiappe e dietro le ginocchia ci saranno dei lividi, be’, non per questo verrò a piangere fra le vostre braccia. Sono un duro, io. E poi, chi vi conosce? I lividi fate finta di non vederli.


L’amicizia sincera con Gianni, di solo un anno più grande di lui, lo porterà a vivere numerose avventure. Da quelle più banali e scontante per un bambino di quell’età a quelle più pericolose e ardite che neanche gli adulti di Cuviago si sarebbero mai permessi anche solo pensare. Il mistero di Villa Kestenholz, del suo ultracentenario proprietario e l’inspiegabile scomparsa di tutta la sua famiglia, accompagnerà Corradino e Gianni per tutto il romanzo e, per ovvia consequenzialità, farà da silente accompagnatore anche per noi.
Il piccolo Corradino vivrà tutte queste esperienze con la genuinità di un bambino di quell’età. Con la paura delle ombre e del “cane nero”. Con la consapevolezza che una scarpa slacciata significava “cinghiate”. Con la tenerezza dell’attesa di un bacio schivato. Con la tremenda  percezione di aver –forse- causato la morte di ben tre persone. Con il coraggio di andare contro il “chiacchiericcio” della gente.

La scrittura di Nicola Pezzoli è veloce e semplice. Le frasi sono brevi, a volte formate da una sola parola. L’ironia con cui scrive e si rivolge al lettore è presente dall’inizio alla fine del romanzo. Tutto questo porta il lettore a leggere “Quattro soli a motore” con estrema semplicità e naturalezza, quasi si trattasse di una normale chiacchierata tra noi lettori e Corradino, accompagnatore e protagonista. Ci sgrida, ci deride e si scusa, come se fosse davanti a noi, e questo ce lo rende ancor più simpatico.

Buon romanzo. Ne consiglio la lettura a chiunque voglia rivivere le gioie di un’infanzia rubata o, semplicemente, passata. Le gioie di una tv a colori, di un amicizia sincera, di un mistero da svelare, di una madre che beve ma è capace di trasmettere solo amore puro.

venerdì 19 ottobre 2012

Pirati



Tornavamo a casa dopo l'ultimo giorno di scuola. Il sole ci scaldava i grembiuli neri e le cartelle, dall'erba folta a ogni passo saltava, volava o strisciava via una cavalletta, una farfalla, una libellula o una biscia. Le rondini ci sfrecciavano accanto a un palmo da terra lanciando piccoli gridi festosi.
Non potevamo chiedere di più dalla vita e invece a casa ci aspettava il regalo più bello: un'enorme catasta di legna era spuntata per incanto a pochi passi dai cascinali, in una sola mattina, come quei vulcani che – l'avevo letto da qualche parte – affiorano dal mare all'improvviso e in poche ore s'innalzano sull'acqua in isole di lava fumante.
La legna doveva essere stata scaricata semplicemente ribaltando i rimorchi, perché non c'era nulla di ordinato, di razionale nel cumulo. Era un caos di grossi tronchi mezzo sepolti dalla ramaglia, ceppi incastrati sotto falangi di pali appuntiti, nicchie scure come tane di ragno.
Prendemmo subito possesso della montagna di legna arrampicandoci fino alla sommità e piantando in vetta un bastone con i fiocchi delle nostre divise di scuola annodati come bandiera.

Poche settimane dopo ogni versante della catasta ospitava uno scenario diverso. A nord c'erano le palizzate di Forte Apache, con la torretta di guardia e i camminamenti; dalla parte opposta iniziavano i passaggi angusti per la Grande Grotta e da qui si poteva strisciare direttamente nella sala di controllo dell'astronave o infilare il boccaporto e spuntare sul ponte della nave pirata, una grande tre alberi con tanto di ruota di barroccio come timone.
I giochi si spostavano da una all'altra delle scenografie a seconda della calura, della compagnia e dell'ispirazione, ma il veliero era sempre tra i preferiti. A furia di arrembaggi e naufragi l'equipaggio dei corsari si era definito: ognuno interpretava un pirata diverso e aveva a che fare con personaggi del tutto immaginari che, nati per caso, avevano sviluppato una propria personalità grazie a qualche dote particolare. C'era il vecchietto ubriacone, il francese codardo, il novellino...
E c'era Basetta, un tipo grande e grosso, ingenuo e fedele nell'amicizia quanto feroce in battaglia; di solito lo facevo entrare in scena quando il sole picchiava forte e l'equipaggio preferiva la frescura della stiva al rombo dei cannoni. Allora Basetta ci faceva ridere per le sue domande assurde e per la facilità con cui cadeva nei tranelli dell'ammiraglio spagnolo. Ma aveva una forza straordinaria, coraggio da vendere e anche fortuna; riusciva sempre a cavarsela.

Un giorno che l'abulia della ciurma mi irritava o che per qualche motivo mi giravano le scatole, decisi che di Basetta ne avevo abbastanza. Così, alla fine di una delle sue imprese più memorabili, lo feci saltare per aria con tutto il galeone spagnolo che aveva abbordato.
Un silenzio terribile scese sul ponte della nave.
I compagni di tante battaglie, di solito feroci e sprezzanti, si guardavano increduli o si gingillavano con le sciabole. Una lacrima percorse la guancia del nostromo. Un marinaio cominciò a singhiozzare piano, poi un altro. La ciurma più spietata dei Caraibi sprofondò nei peggiori piagnistei e non ci fu verso di scuoterla né con le promesse di vendetta né con i richiami alla dignità.

Non ricordo quale stregoneria voodo o artificio della trama usai per resuscitare Basetta , ma dopo qualche minuto sulle tavole del veliero risuonarono di nuovo i suoi passi pesanti e partirono i festeggiamenti per il compagno ritrovato.

Quel giorno cominciai a scoprire il potere bello e terribile della letteratura.

giovedì 18 ottobre 2012

Nordest Farwest di Simone Marzini

Titolo: Nordest Farwest
Autore: Simone Marzini.
Brossura 160 Pagine
Editore: Biblioteca Dell'Immagine 

Prezzo: 13 Euro



L'immagine più efficace per descrivere Nordest Farwest di Simone Marzini è un vortice nell'acqua. Un vortice dove all'inizio i personaggi e le storie girano separati uno dall'altro, poi il girare aumenta di velocità e le distanze diminuiscono. La lettura diventa frenetica quando le storie sono così vicine da accavallarsi in un ruotare velocissimo fino all'espulsione attraverso l'occhio del vortice.

Nordest Farwest è un libro che si legge in 2 giorni perché non riesci a smettere. Ti guarda dal comodino, ti fa le braccine. Devi continuare a leggere perché senti i personaggi che ti chiamano e ti invitano a conoscere cosa combineranno la pagina dopo.
La storia di Nordest Farwest la si può riassumere così: tre storie parallele costruite su personaggi borderline, perdenti, falliti, immorali e sfigati. Tutti cercano di non soccombere alla realtà rappresentata dal lavoro, dalla prostituzione, dalla malattia di una moglie o da strozzini molto cattivi. Tutti cercano di cambiare vita, cercano l'occasione per incassare soldi e fuggire lontano. Sono personaggi un po' grotteschi, cialtroni, fanno cose senza senso; agiscono più per disperazione che per altro. Ne nasce così un intreccio che fa morire dal ridere in cui tutto ciò che può andare storto ci va, ogni atto maldestro innesca una conseguenza rocambolesca.

La scrittura è perfetta, è veloce e in ogni facciata trovi una ragione per farti una risata. La trama è parte predominante di questo romanzo, però non mancano momenti di riflessione o sprazzi in cui si intravvedono lati malinconici.
La scelta di ambientare nel padovano una storia molto americana è una trovata vincente e anche innovativa (già esplorata con il precedente lavoro, Portello Pulp, andato benissimo). Perché è lo spunto per rendere ridicoli certi aspetti della nostra società, il razzismo, il mondo del lavoro, la prostituzione, i club per scambisti e i soldi, quindi sottotraccia si legge una parodia delle nostre città, della crisi economica e del nostro oggi.

I personaggi sono perfettamente caratterizzati, alcuni sono e rimangono degli sfigati mentre altri compiono un'evoluzione che in qualche modo li riscatta dalla mediocrità. Marlon Bianchi, citazione del celebre ispettore Marlowe, parte come una sua caricatura, inetto, bolso, pigro e senza morale che ci ricorda la stessa operazione che fecero i fratelli Cohen con il Drugo Lebowski. Ma poi, nel corso della storia, si riscatta, da antieroe diventa eroe capace di slanci generosi e coraggiosi.
Poi c'è Gianni, il personaggi più reale di tutti. Costretto a tornare alla delinquenza dall'aggravarsi della malattia della moglie. È un personaggio vero, triste, che si porta dentro il senso di colpa e anche la frustrazione di non aver scelta. Poi ce ne sono altri, da Chantal, il trans più comico del nordest, alla coppia di imprenditori cinici e psicotici.
A margine di tutte le storie si aggira Zorro, un personaggio bellissimo, un uomo con evidenti problemi mentali che cavalca nella campagna padovana con il mantello nero e il cavallo di pezza. Un personaggio carico di malinconia e per certi versi poetico.

Insomma c'è di che divertirsi, di che riflettere e farsi inghiottire dal vortice del romanzo.
Simone Marzini è uno scrittore originale, fresco, nuovo. Ci mette in mostra un genere poco battuto, mai snob, una letteratura che intrattiene ma che è anche intelligente, che ti fa ridere ma senza essere di basso livello.
Bravissimo!

Black Bart


Per acquistare il romanzo, cosa che consiglio a tutti(!!!):

AMAZON
Feltrinelli
IBS
libreira universitaria



MINI INTERVISTA ALL'AUTORE 


A pochi mesi dell'uscita di PORTELLO PULP, libro che è stato un piccolo successo come ti è venuta l'idea di scrivere NORDEST FARWEST, c'è un legame tra le due storie?

Il mio intento è quello di scrivere una trilogia pulp che attraversi l'Italia. In Portello Pulp la città di Padova è protagonista fondamentale in Nordest Farwest è il nordest a essere teatro degli eventi. Nel prossimo ci sarà tutta l'Italia, probabilmente.


Com'è stato scriverlo, come avviene il tuo processo creativo? Raccontaci quanche anneddoto sulla sua scrittura!

Io, come credo altri scrittori, ho bisogno di uno stimolo visivo che fa poi partire l'immaginazione. Con Nordest Farwest tutto è nato un sabato mattina, mentre ero a fare la spesa al mercato: ho visto un cavallo bastone, di quei giocattoli di una volta, con la testa di pezza marrone e il bastone lungo. Mi è rimasto impresso, e rimbalzava nella mente, dovevo capire chi usava quel cavallo. Così è nato Zorro, uno dei personaggi più riusciti del romanzo. Una volta nato quello gli altri personaggi sono venuti fuori da soli, o da precedenti cose che avevo iniziato a scrivere. Come nel caso di Marlon Bianchi, di cui avevo scritto un racconto rimasto inedito nel mio computer. Poi sono nati gli altri: Diavolina è il soprannome di un amico di amici, che non ho mai conosciuto, ma mi sono divertito a immaginare come potesse essere. Secondo me un soprannome ha un legame molto forte con la personalità, e in questo caso Diavolina è un personaggio che si infiamma e continua a bruciare. Quindi parto da uno spicchio di realtà per poi deformarla e farla mia. Una volta che ho i personaggi, e un'idea di come andrà a finire la storia, il più è fatto: conoscere i personaggi vuol dire sapere cosa faranno davanti alle situazioni, e quindi è un aiuto. Invece se un personaggio non mantiene la sua coerenza secondo me lo scrittore ha fallito nel suo intento.


Guarderai Xfactor?

Xfactor? Sicuramente! In quella trasmissione c'è un sacco di materiale umano per i miei romanzi. Ti svelo un'anticipazione esclusiva: nel mio prossimo romanzo (che devo ancora iniziare a scrivere ma è in fase di elaborazione nel mio cervello) ci sarà un personaggio ispirato a Simona (S)Ventura.


Per chi volesse leggere Portello Pulp, che è  una sorta di prequel di Nordest Farwest lo può acquistare qui o qui.
Il sito personale di Simone Marzini è: www.simonemarzini.it
La pagina facebook di Nordest Farwest: http://www.facebook.com/NordestFarwest

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Qui la discussione sul forum legata a questa recensione.



mercoledì 17 ottobre 2012

Appunti di scrittura creativa di Yukie: 4 - Il titolo


corso di scrittura

 

Appunti di scrittura creativa di Yukie: 4 - Il titolo

ANEDDOTO
Un autore quasi sconosciuto propone un libro che, dopo diversi giri, finisce sul tavolo di Antonio Franchini, editor degli Omnibus. Il libro piace ma è particolare, difficile da collocare. All’editor viene in mente un titolo a effetto e decide di puntare su quello, lo propone all’autore, che accetta. E il libro ha un successo straordinario.
L’autore è Paolo Giordano, il libro “La solitudine dei numeri primi
I numeri primi sono indivisibili, se non per se stessi o per uno. Questa caratteristica li rende diversi e la loro diversità si traduce in solitudine. Il titolo contiene quindi la tragedia del sentirsi diversi, sulla quale si fonda il romanzo. Ovviamente il romanzo è di qualità per aver conseguito tanto successo ma, a detta di Franchini, senza quel titolo forte difficilmente Giordano sarebbe esploso.

Quanto conta l’editore nella scelta del titolo?
Come si è visto dall’aneddoto, il titolo è un elemento importante, capace di contribuire in modo determinante al successo di un libro. L’editore ha sempre voce in capitolo su questo aspetto, perché conosce il mercato meglio dell’autore. Dal canto suo quest’ultimo conosce meglio il romanzo e può suggerire un titolo attinente all’argomento del libro. La sinergia tra autore ed editore è quindi la formula vincente per arrivare a una soluzione originale, che soddisfi entrambi e soprattutto il pubblico.
Quando inviate a un editore il vostro manoscritto potete usare la formula: Il titolo da me proposto è Oppure, se ne avete più di uno: I titoli da me proposti sono e di seguito l’elenco dei titoli a cui avete pensato. In questo modo farete capire all’editore che avete iniziativa, ma che siete anche disponibili a negoziare su questo aspetto.

Quali sono i segreti di un titolo efficace?
Immaginiamo una persona che entra in libreria, si muove tra i vari espositori, legge i titoli sui dorsi dei libri e ogni tanto ne estrae uno per leggere l’incipit o la quarta di copertina. Che cosa l’ha convinto a prendere in mano proprio quel libro? Il titolo, nella maggior parte dei casi. Soprattutto se l’autore è esordiente e quindi poco o nulla conosciuto.
I meccanismi di scelta sono poco razionalizzabili, più vicini alla suggestione che al ragionamento. Vediamo allora se e come è possibile creare questa suggestione.

Calvino diceva che i titoli migliori sono quelli brevi, fatti di una sola parola, che si possono ricordare subito. Poi, però, ammetteva che il suo titolo più brutto era "Palomar", e il più bello "Se una notte d'inverno un viaggiatore..."

E questo già fa capire che per dare un titolo a un’opera non ci sono formule magiche né matematiche. Sintetizzando però possiamo elencare alcune caratteristiche presenti nei titoli “di successo”.

- Il titolo è evocativo (“La solitudine dei numeri primi”, “Figli di un dio minore”)
- Specifica il genere del romanzo (“Assassinio sull’Orient Express”, “Portello Pulp”)
- Richiama elementi forti del romanzo (“Shining” “Il codice Da Vinci” )
- Ha un significato preciso rispetto alla trama (“Camera con vista”, “La bambina che amava Tom Gordon”)
- Prende il nome del protagonista. In questo caso però deve trattarsi di un personaggio forte, di quelli indimenticabili (“Dracula”, “Anna Karenina”)

È ovvio che nessuno può insegnare a titolare un’opera, però conoscendo gli elementi che suscitano di solito interesse nel lettore si può lavorare su quelli.
Vi propongo un esercizio/ gioco. Io invento una trama, voi trovate il titolo a questo libro.

TRAMA
L’equipaggio della “Pescepirata” approda a un’isola misteriosa, che a prima vista sembra disabitata. Secondo una vecchia mappa rinvenuta dai capitani pare che in quest’isola si celi un favoloso tesoro. I pirati sbarcano per cercarlo e si sistemano costruendosi capanne di legno e paglia. La situazione è divertente, persino romantica, e i pirati si lasciano andare a una serata di festa sulla spiaggia a base di rum e canzoni.
La mattina seguente però i due capitani sono scomparsi e al loro posto viene trovato un biglietto con delle indicazioni. Se vogliono ritrovarli vivi devono scrivere tutti insieme il primo capitolo di un libro e alla sera posarlo sotto a un albero, in un punto preciso dell’isola. La mattina seguente troveranno il primo indizio per cercare i capitani. Per avere il secondo indizio dovranno scrivere il secondo capitolo, e così via: ogni giorno un indizio e un capitolo da scrivere.
A libro finito, con l’ultimo indizio, la ciurma ritrova i capitani e scopre che sono stati proprio loro a simulare il rapimento, per costringere l’equipaggio a scrivere. Il tesoro non esiste, o meglio il tesoro è proprio il libro che hanno scritto a più mani, che pubblicato da un importante editore, diventerà un best seller.


TITOLO?
A voi inventare un titolo per questo pastrocch :shock: questo capolavoro letterario.


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martedì 16 ottobre 2012

Il comico e la politica



Il comico diventato politico saltò sul palco. La piazza era gremita di migliaia di sostenitori. Scoppiò l'applauso, seguito dalle risate quando lui cominciò a cammiare avanti e indietro con il passo rigido tipico delle sue scenette comiche.
"Chi sono, chi sono? Eh?" La folla gridò un nome. "Il signor nessuno, sono! Questa gente sono nessuno, questi uomini piccoli, dal cervello piccolo, dalla moralità piccola, dalle mani piccole: vogliono prendere tutto! Ma di grosso hanno solo il testone, e le tasche! E ci comprano le donnine alle loro festone, che poi quando ci si nascondo dietro le tende vorrebbero avere qualcos'altro di grosso; ma per avercelo bisogna altro che dirlo, bisogna avere le palle!"
Comiciò così, come sempre, il suo comizio ma poi andò subito al sodo: "Gente del sud, è il momento di svegliersi o no? Volete liberarvi dalla schiavitù della politica, della corruzione, della mafia?"
La folla esultò. La voce, seppur forte e canzonatoria, avrebbe potuto tradire a chi lo conosceva bene un'agitazione poco comune. Il suo volto era madido come sempre ma quella sera, da vicino, tradiva una tensione mai vista.
"Ancora oggi fare questi discorsi significa mettersi contro interessi potenti. Ma io sono qui lo stesso! Sono venuto sapendo di rischiare, ma so che voi siete con me, so che voi mi proteggerete! Se mi starete accanto, affronteremo tutti i pericoli del mondo, insieme."
Ancora un'ovazione. La gente andò in estasi, ubriaca dalle risa e dalla prospettiva di vero rinnovamento. L'uomo sul palco continuò per diversi minuti, agitandosi come suo solito, continuando a sudare.
La folla rideva e gidava, tanto da coprire alcune grida più allarmate e qualche movimento concitato in un punto sotto il palco. Ma non lo sparo. A quello, molti si zittorono, altri urlarono, alcuni si buttarono a terra, tanti si voltarono. Calò il silenzio. Il comico, sul palco, lo sentì, ma non si mosse. Anzi si irrigidì, come in croce, trattenne il respiro e chiuse gli occhi. Cominciò un brusio, mentre nella zona dello sparo qualcosa si muoveva, qualcuno si agitava. Poi più nulla. Il comico spalancò gli occhi, poi sorrise. Qualcuno dei suoi collaboratori gli si avvicinò ma lui lo rimandò indietro.
Tra la folla, qualcuno gridò: "L'abbiamo preso, bastardo!" "Voleva farlo fuori, ma l'abbiamo fermato!"
In pochi momenti tutto fu chiaro: il comico capì: "Ecco, vedete? Certe cose vorrebbero rimanere immutate, ma voi potete cambiarle! La mafia voleva farmi fuori e voi mi avete salvato la vita. Qualcuno ha sparato ma voi gli avete ammosciato il cannone!"
Tra l'incredulità generale lo spettacolo ricominciò. L'attentatore venne consegnato senza troppo clamore alla polizia. Dopo pochi minuti la celebrazione fu completa: il comico aveva battuto il mostro.
Ripresero le risa. Ci fu un ultimo inchino e gli applausi presero a scrosciare senza interruzione. Il comico scese dal palco sorridendo, fece le scale di corsa e si accasciò sull'ultimo gradino. Si prese la testa tra le mani e scoppiò a piangere. Diversi collaboratori lo raggiunsero, alcuni si misero a terra con lui e lo abbracciarono.
Lontano, in uno scantinato umido, qualcuno entrò nella cameretta con il letto fetido di muffa. Sopra, la ragazzina era raggomitolata con la testa premuta contro le ginocchia, singhiozzante. L'uomo le si avvicinò e disse: "Il papino non ce l'ha fatta a tenere la bocca chiusa. Digli ciao." poi sollevò la canna e la puntò alla sua testa. Ci furono due spari.

MasMas

Genere: racconto ispirato
Notizia originale: http://genova.ogginotizie.it/178901-beppe-grillo-scala-la-039-etna-aquot-votateci-non-avete-niente-da-perdereaquot/#.UHv9FiJXn_Y

Il forum di PescePiratA

lunedì 15 ottobre 2012

Bollettino di navigazione, 15 Ottobre, secondo anno in mare



Scrivo in vece dei Capitani, perchè ormai vivo una doppia personalità. Di giorno MasMas e di notte Capitan AnneBlack! No, non tripla... non lo sapete che Anne e Black sono la stessa persona? Ma mica una con la doppia personalità, no. Sono una specie di bestia mitologica a due teste, quattro braccia, quattro gambe. Ma uomo e donna, quindi un solo...

Questo bollettino mi fa male. Ma a parte questo la nave viaggia imperturbabile tra i primi marosi autunnali (chissà STEVE quando legge tutte le boiate che scrivo sul mare quanto gli viene acidità di stomaco): noi si viaggia sui venti della fantasia, per cui il mare mosso ci fa un baffo.

Un paio di nuovi imbarchi ci dilettano con le loro noiose vite umane fantastiche storie personali. Andate a salutarli con un'adeguata canzoncina pirata in Giuramento. Già che passate di lì, andate a rendere onore ai nuovi pirati vincitori dell'ultimo contest 'è l'amico è', nell'Albo dei Titoli dei Nobili Pirati (sì, nobili si fa per dire).

Chiacchiere più o meno amene: in Taverna si parla di un campione, in Festival di Pisa, nella Gazzetta dei concorsi di concorsi (?), in News & Rum di news (??) e in Esperienze editoriali di una storia finita e di scuola (???).

Mentre il nostro Free ancora chiama all'appello per i suoi racconti di halloween in Mondo web, c'è da fare in Editatemi dove un paio di racconti sono in direttura d'arrivo, così come lavoro ce n'è sempre in Scrittura assistita.

Da leggere e commentare, oltre a due nuove recensioni in Libri sul comodino, c'è una invasione di racconti in Spazio autori, devo averne contati sette (credo, cioè sette è tanto per un pirata)!

Io poi finirò col bello: in tecnica con gli Spunti di Maestra Yukie (non nel senso di maestra di scuola, nel senso di Jedi come Maestro Yoda). Si continua a discutere sui vecchi e ce n'è già uno nuovo nuovo, mo' me lo vado a leggere.

Visto che ho fretta, vi risparmierò ulteriori sproloqui su quanto la nave proceda sulla sua rotta verso i mari caldi tropicali. O meglio, io ho suggerito ai Capitani di andare verso Tortuga, o magari Guadalupe. Va poi bene anche il Madagascar, ci sono quelle scimmiette così carine. Com'è che si chiamano? Però c'è un po' troppa vegetazione. Cioè, non che non mi piaccia la natura, però sapete: le zanzare, il fango, le piante che fanno prurito... A me finisce sempre che fanno pizzicore alle gambe, perchè io mica mi metto i pantalino lunghi, col caldo che fa. Lo so che dicono sia meglio, ma a me il caldo proprio da fastidio. Cioè, se devo scegliere tra inverno e estate, estate tutta la vita. Però quando fa molto caldo ammetto che si suda. Poi viene sonnolenza, ci si stanca, e hai voglia a trascinare forzieri pieni. Che poi finisce sempre che la pelle delle mani si screpola tutta e fanno male. Peta mi aveva suggerito una cremina per le mani, ma a me non piace tanto. Voi quale usate? Una volta ne avevo recuparata una in un'isoletta di aborigeni che non mi ricordo più dov'era. Oh, era buona buona, faceva le mani così vellutate. Mi avevano detto fosse fatta con il latte di cocco, ma vai a ricordarti più. Così una volta l'ho prestata e... Capitano? Metti giù quella scimitarra che sembra l'albarda spaziale di Goldrake. Sì, io metto giù la penna. Lasciami scrivere solo: Alla via così!

venerdì 12 ottobre 2012

La scrittura creativa: il raptus creativo di Lutastyle.

laboratorio di scrittura

 La scrittura creativa: il raptus creativo di Lutastyle.

Prima di incontrare il mio pseudo-editor/psicanalista, generalmente, succedeva che prendevo un foglio, segnavo un paio di battute e poi le trascrivevo su video. Peccato che poi su video sembrassero tante formiche confusionarie, mi facessero vomitare e dopo aver messo a tacere i succhi gastrici molto spesso le eliminavo con furia. No, non Furia Cavallo del West che beve solo caffè per mantere il suo pelo più nero che c'è. No, furia nel senso che mi giravano proprio i coglioni e, dopo un urlo in stile Xena la principessa guerriera, schiacciavo fortemente il tasto canc. Ho cambiato diverse tastiere.

Dopo aver incontrato il mio pseudo-editor/psicanalista, succede che non prendo più foglio e penna, ma parto direttamente da video. Le formiche non compaiono più ma i succhi gastrici ribollono comunque. Mi violento e porto a termine qualche paragrafo. Poi mi metto nei panni del mio lettore ideale, che no, non è il mio fidanzato, non è mia madre e nemmeno la mia gatta a cui fa letteralmente schifo tutto ciò che le propongo in lettura, e mi faccio ridere. Ma proprio ridere. E rido, rido, rido di me stessa. Finché mando affanculo il mio lettore ideale a sua insaputa e rimetto mano a quei paragrafi. Quando sono disperata li trasformo in racconti brevi che propino a PescepiratA. Non so se avente presente, un vascello di matti sconclusionati, mica come me che sono completamente sana di mente. Sì, lo so, occhio agli avverbi.

Scrivo di notte, di giorno, sul water, per terra, nel letto. Scrivo anche mentre dormo, ogni tanto. Quando poi mi sveglio mi ritrovo dei foglietti nel letto, ciancicati dal mio poderoso sedere [che immagini evocative so regalare, a volte, eh?], scritti in maniera incomprensibile. Ovviamente non mi ricordo mai un cavolo di quello che la mia mente partorisce by night. E quindi di giorno si ricomincia con la tiritera.

Quando qualcosa mi sembra umanamente accettabile la mando al mio pseudoecceccecc... lui generalmente ride. Non me lo ha mai detto, ma lo so. Mi dà dei consigli, io riguardo il tutto, mi dice cosa c'è che non va, faccio di nuovo come dice lui. Quando lui è soddisfatto lo sono anche io. No, non è vero. Quando lui è soddisfatto io guardo il prodotto finale e dico:"Ma come cazzo fa a ritenersi soddisfatto lui, quando a me fa cagare?"

Poi lascio il tutto a decantare. Lo rileggo dopo qualche tempo e mi dico:"Ma dai, aveva ragione lui! E' stato vincere un terno al lotto incontrarlo!"

Lutastyle
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martedì 9 ottobre 2012

Appunti di scrittura creativa di Yukie: 3 - Hook



“Gregor Samsa, destandosi un mattino da sogni inquieti si trovò trasformato nel suo letto in un enorme insetto ripugnante. Se ne stava sulla schiena, dura come una corazza e sollevando un po’ la testa scorse il suo ventre arcuato, scuro e diviso in tanti segmenti ricurvi, in cima a cui la coperta del letto, ormai prossima a scivolar giù tutta, si manteneva a fatica. Le numerose zampe, penosamente fitte e sottili se comparate alla sua normale corporatura, annaspavano senza tregua proprio sotto il suo sguardo.”

Anche se siamo su una nave pirata, l’argomento di oggi non è Capitan Uncino. Parliamo invece di “narrative hook”.
Quello sopra, l’avrete riconosciuto, è l’inizio del libro “La metamorfosi” di Kafka. Un incipit che non lascia certo indifferenti: una mattina il protagonista si sveglia e si trova trasformato in un grosso insetto. Com’è possibile, che cosa gli sarà successo? Che cosa farà adesso? Poche righe che “agganciano” il lettore e lo inducono a continuare la lettura, finché a ogni sua domanda venga data risposta. Questo è un “narrative hook” o un uncino narrativo, per dirlo con parole di casa.
Si tratta di una tecnica letteraria che viene impiegata all’inizio di una storia e che “uncina” l’attenzione del lettore, per invogliarlo a continuare la lettura. L’inizio può consistere in diversi paragrafi per una storia breve, o in diverse pagine per un romanzo, ma idealmente è la frase iniziale.
Un ottimo modo di catturare il lettore, specialmente in un racconto d’azione, è quello di iniziare la narrazione “in media res”, ossia partire da un momento drammatico (una scena di battaglia, un litigio, un evento improvviso...) e poi tornare con un flashback a raccontare gli antecedenti.

Ma non è l’unico hook possibile, ci sono altri modi di agganciare il lettore. Studiamo qualche altro incipit famoso.
“Era una luminosa e fredda giornata d'aprile, e gli orologi battevano tredici colpi." 1984 di George Orwell 
Come sarebbe a dire che gli orologi battevano tredici colpi, quando normalmente non ne battono più di dodici? Ecco che in una frase il lettore è già catturato.

Tutto ebbe inizio per via di un numero sbagliato, tre squilli di telefono nel cuore della notte e, all’altro capo, una voce che chiedeva di qualcuno che non era lui.” Città di vetro Paul Auster
A cosa può aver dato inizio una telefonata sbagliata? Per saperlo il lettore deve continuare a leggere.


"Mi anno bocciata a dodici anni perche o fatto una bambina con mio papa. Mia filia cia la sindome di Down. " Push -La storia di Precious Jones Sapphire.
Un incipit drammatico e per di più sgrammaticato. Chi sarà questa Precious Jones che ci racconta la sua storia? Come si può resistere a non saperne di più?

Pirati, a voi la palla (di cannone): avete mai inserito un hook nei vostri incipit? Pensate che sia un buon metodo per agganciare l’interesse del lettore, o lo considerate solo un trucchetto da quattro soldi?
Ai più volenterosi propongo un esercizio: provate a scrivere un incipit (da una/due righe fino a un breve paragrafo) in cui sia presente un uncino narrativo. 
Ovviamente non correggerò l’esercizio, in quanto non esiste una risposta giusta o sbagliata, ma sarebbe bello che commentassimo insieme tutti gli incipit inseriti, per vedere quale ci ha catturato di più, o in che modo si possono migliorare per renderli più efficaci.


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Le precedenti lezioni: appunti di scrittura 1 e appunti di scrittura 2

lunedì 8 ottobre 2012

Bollettino di navigazione, 8 Ottobre, secondo anno in mare



Scrivo in vece dei Capitani pecchè... non lo so pecchè... ma sì che lo so pecchè, mica sono figo come quello là... è pecchè... mi è venuta la puntinite come Peta... yuuuuuu!

Questa settimana la nave procede salda sulla sua rotta, che è... boh, basta che ci sia il rum. Un nuovo imbarco, da festeggiare come sempre in Giuramento.

Alcuni nuovi utenti hanno rispolverato vecchi argomenti, cosa sempre buona e giusta. Trovate ulteriori sviluppi in Esperienze editoriali, L'ora del tè, Occhio al pesce e in Tecnica.
Qui non perdetevi anche l'appuntamento con gli Spunti di Yukie, si è parlato di Hook narrativi, chissà cosa si dirà questa settimana!

Si parla anche di altri due nuovi Libri sul comodino, di due Festival (ormai finiti: ma cosa avete aspettato?); altre due news raccontate a modo nostro da News & Rum sono finite dritte sul blog.

Parlando di leggere, in Spazio autori ci sono un paio di novità. Grande attesa poi per il risultato (ormai direi proclamazione) del vincitore del megacontest (si fa per dire) è l'amico è in Area contest.

Parlando di scrivere invece, in direttura due lavori in Editatemi, ma c'è ancora spazio per gli ultimi ritardatari. Così come è in ballo il romanzo in scrittura di Elisa in Scrittura assistita: venite a fargli scoppiare un po' la testa anche voi.

Chiudiamo con un nuovo concorso in Gazzetta, dove si parla di moneta sonante, chissà.

Per finire parliamo di novità: sempre in fermento i preparativi per la Caccia al tesoro, così come è da vedere quel che succede nel Quartier Generale... ooops, voi non lo potete vedere! Come mi dispiace! Ah ah ah! Come sono divertente! Ah no? Non sono divertente? Ragazzi, giù quelle scimitarre. Ecco, bravi. Adesso cosa volete fare con quelle penne? Ehi, soffro il solletico! Dai, basta! Ah ah! Dai! Ehi, ah ah ah! Basta! Fatemi almeno finire! Ah Ah Ah... Alla via così!

giovedì 4 ottobre 2012

Etica del Pirata


O codice etico piratesco.

Tutti i membri di pescepirata saranno di seguito indicati con il nome di “pirati”.

Ogni pirata si impegna moralmente a sostenere tutti gli altri pirati in quanto parte della stessa comunità, di seguito chiamata “ciurma”.

I pirati-scrittori daranno il loro contributo agli altri pirati-scrittori collaborando all’editing dei testi altrui compatibilmente con il proprio tempo.

Mai un pirata abbandonerà in mare un altro pirata.

Se un pirata cade in mare la nave si ferma.

La solidarietà e la fratellanza piratesca sono motivo di vanto e orgoglio per ogni pirata che si rispetti.

Ogni lettore-pirata sarà tenuto a leggere e dare consigli ai pirati-scrittori.

Il pirata-editor nella gerarchia della società pirata è molto in alto e ben considerato da tutti, fa sempre i lavori migliori.

Il capitano dei pirati è il più cattivo di tutti, per questo merita un rispetto particolare.

Nessun pirata si lascia andare a polemica gratuita, arroganza e maleducazione verso un altro pirata, pena essere relegato a pulire il ponte della nave.

Tutti i pirati sono uguali di fronte al giudizio del… capitano.

Ogni pirata che entri volontariamente nella ciurma riceverà sempre la stima e la solidarietà piratesca di tutti gli altri pirati.

Vecchi e nuovi pirati hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri, a parte gli editor-pirati che, come detto, sono trattati da pirati speciali.

La ciurma si ristora nella taverna dei pirati.

La taverna dei pirati è un posto pericoloso, da evitare se si è molto sensibili.

Nella taverna dei pirati è anche tollerata una certa libertà espressiva.
Ma se entra il capitano in taverna tutti i pirati fingono di parlare di balli ottocenteschi e nascondono il rum.

Se il capitano si ubriaca, bhe, lui può.
Ma il capitano, a parte essere burbero e molto cattivo, ha sempre grande rispetto anche per l’ultimo dei pirati.

Se un pirata ha la fortuna di pubblicare un libro, gli altri pirati giurano di fronte al dio del mare di sostenerlo facendogli pubblicità e comprandone almeno una copia.
Il Dio del mare sa essere molto vendicativo per le promesse mancate.

Tutta la ciurma, di fronte alla pubblicazione di un’opera di un fratello, brinda bevendo più del solito.

In alto i calici.

Rum sia.

www.pescepirata.it

mercoledì 3 ottobre 2012

Bollettino di navigazione, 1 Ottobre, secondo anno in mare



Scrivo in vece dei Capitani perchè oggi ne ho proprio voglia. Anzi, se venisse Black o Anne a scrivere loro, col cavolo che gli lascerei il posto! (shhh, sto provando con la psicologia inversa)
Questa settimana la nave fila veloce sulla scia della fantasia. Le novità si susseguono e si accavallano come anguille nel fango (che bel paragone, eh?)

Come prima cosa, come sempre, andate a salutare i nuovi imbarchi (ben tre, come i sette nani meno i quattro cantoni) in Giuramento. Ragazzi, se foste arrivati prima avreste potuto partecipare al mitico Sugarpulp a gazzacity, con tutto (o quasi) lo stato maggiore di Pesce. Almeno guardatevi il resoconto in Festival.
A parte le solite discussioni ne L'ora del tè, c'è del bel da fare. C'è da leggere, come al solito, in Spazio autori, due nuovi racconti più i vecchi. Soprattutto perchè, seconda novità, ci sarà da votare il racconto del mese. Sempre da leggere in Libri sul comodino si parla di altri due libri, e, terza novità, c'è la possibilità di recensire libri nuovi; che dico, ancora non usciti; che dico, ancora non scritti! (beh, quello magari no).
Non è una novità certo il nostro contest è l'amico è; la quarta novità è però che è finito! Niet, nicht, nada, stop, fermo, alt, basta, bona, quit! Quindi vai con le votazioni per eleggere il miglior racconto! Così finalmente il buon Baldan Bembo potrà dormire sonni tranquilli.
Da leggere ma anche da scrivere poi, in News & Rum un altro paio di notizie alla maniera de' noartri, da seguire anche sul blog.
Da scrivere e studiare invece l'appuntamento settimanale con gli Spunti di Yukie in tecnica, con le soluzioni della settimana scorsa e, a breve, il nuovo numero di questa settimana.
Se poi ci volete dare dentro con lo scrivere, quinta novità, in Editatemi siamo ripartiti come un surfista che gli corre dietro uno squalo, con due racconti nuovi nuovi. Poi in Scrittura assistita c'è il megalavoro di Elisa.
Da far girare la testa. E ancora non è finita! Settima novità: allo Sugarpulp il Capitano Black si è fidanzato ufficialmente con il Gazza! E il Capitano Anne è loro figlia! Una sorta di sacra famiglia di PescePiratA? Sostituiranno la natività questo natale? Ci sarà questo natale? E dov'è finita la sesta novità?
Ultima novità, in questo bollettino ho messo una notizia falsa: indovinate qual è e vincerete un bagno in compagnia di Izzy, il tricheco obeso mascotte della PescePiratA. Sappiate che adora leccare i suo compagni di nuotata, ovunque.

OK ,credo di aver detto tutto; avete sufficienti dritte per orientarvi sulla nave quindi non state lì a ciondolare e datevi da fare. In alto le vostre sciabole, attenti quando le rimettete giù e gridiamo tutti: alla via così!


MasMas
pescepirata.it

martedì 2 ottobre 2012


Tagli lineari


"Andate via, pazzi!"
La voce rimbombò da dietro la porta massello. Dall'altra parte, nel corridoio del palazzo antico, la segretaria gridò: "Direttore, si comporti da uomo!"
"Ma che uomo e uomo! Voi siete dei macellai!"
Il poliziotto scansò la donna e il segretario ministeriale si fece avanti:
"Direttore, lei ha prestato giuramento allo stato italiano."
"Giuramento i miei..."
"Direttore!" gridò il vicesegretario da dietro il segretario. Più dietro ancora gli altri due poliziotti si guardarono.
Il segretario ministeriale gonfiò la voce: "Lei si è assunto delle responsabilità! I cittadini hanno già pagato e lei, con il suo stipendio da favola, ancora no. Lo sa, la spending review, l'austerity, dobbiamo tagliare."
"Ma che tagliare e tagliare, lasciatemi in pace!"
L'infermiere guardò il dottore sorridere beffardo: "Su, non farà male."
Da dentro improperi. Il segretario fece un cenno a un poliziotto che sollevò un pesante martellone e lo abbattè sulla porta.
"Ah! Ah!" le urla da dentro vennero coperte dal segretario ministeriale: "Insomma basta! Lei è fuori parametro, troppo alto: uno e ottantacinque. Sa quanto ci costa in più? La sedia, gli spostamenti, il vitto, il rischio di farsi male, i costi di riscaldamento, gli abiti."
Mentre la porta saltava in pezzi, il dottore tirava fuori guanti, siringhe, ferri e sega.
"Su, basterà giusto cavare i piedi e rientrerà nei parametri di economicità del ministero. Ormai dalle altre parti abbiamo già tagliato, ora tocca ai dirigenti."
Le urla si interruppero.
"Meglio così, è svenuto," disse il vicesegretario, poi rivolto alla segretaria del direttore: "Venga, l'accompagno di là, non sarà un bello spettacolo."

MasMas

Stile: racconto umoristico
Notizia principale: Spending review: Patroni Griffi, "tagli mirati" P.A. con compensazione

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lunedì 1 ottobre 2012

Appunti di scrittura creativa di Yukie: 2 - La punteggiatura nei dialoghi

 

Entriamo nella pratica, con un argomento che sembra semplice ma che a volte lascia dei dubbi: come va inserita la punteggiatura nei dialoghi?

Intanto sappiamo che i tratti convenzionali usati per i dialoghi sono di tre tipi: 
Il trattino: – Viva Pescepirata! 
(Il trattino in chiusura si mette solo se c’è una continuazione della frase: – Viva Pescepirata! – disse yukie.) 
I caporali: «Viva Pescepirata!»
Le virgolette alte: "Viva Pescepirata!" 

È sufficiente aprire un paio di libri a caso per vedere dialoghi in cui la punteggiatura è presente nei modi più diversi. Questo succede perché ogni casa editrice ha le sue convenzioni, ma se osservate bene c’è una regola(quasi) sempre rispettata, ed è quella della consequenzialità
“Se c'è consequenzialità nel discorso, la frase che segue il dialogo non vuole la maiuscola. Se non c'è consequenzialità, la frase dopo il dialogo inizia con la maiuscola e la frase di dialogo deve finire con il punto.”

Per capire meglio facciamo qualche esempio.




Con consequenzialità:

– Hey, MasMas, tutto tranquillo a bordo? – chiese il capitano.

Essendo consequenziale al dialogo, chiese va scritto in minuscolo, anche se la frase di dialogo finisce con il punto interrogativo.
Anche spezzando il dialogo con l'inciso chiese resta in minuscolo:

– Hey, MasMas – chiese il capitano, – tutto tranquillo a bordo? 


La virgola, per come mi è stato insegnato, si sposta al termine dell'inciso, ma questa è una convenzione di Mondadori; in libri di altri editori potete trovarla anche all’interno del dialogo (qui dopo MasMas per capirci). Comunque, se presentate a una casa editrice un libro in cui i dialoghi seguono convenzioni diverse dalle loro, non per questo si scompongono. Diverso è fare errori di punteggiatura (tipo, nel caso sopra, scrivere chiese in maiuscolo).

Senza consequenzialità:

– Grazie, Peta. – Quella ragazza era davvero gentile.

Nella frase che segue il dialogo, non c’è consequenzialità perciò, come tutte le frasi di senso compiuto, inizia con la maiuscola e finisce con il punto. Allo stesso modo ci deve essere il punto dopo Peta, perché chiude la frase.

Se la frase precede il dialogo (Anne chiese avete visto Black Bart) ci vogliono i due punti.
Anne chiese: – Avete visto Black Bart?


Se qualcuno ha voglia di mettersi alla prova, ecco un brano senza maiuscole e senza punteggiatura. Inseritele voi:

– laura hai parlato con marco 
– no perché cosa dovevo dirgli 
simona alzò gli occhi al cielo – ma dove hai la testa – non riusciva a credere che laura se ne fosse dimenticata 
– dai non farmi stare in ansia – la pregò laura 
– dovevi dirgli che hanno anticipato l'esame – si decise a confessare simona – a questo venerdì 
laura portò le mani alla bocca – oh santo cielo – esclamò – l'avevo dimenticato ora non farà in tempo a prepararsi
– esagerata – a fatica simona trattenne una risata – se lo avverti adesso avrà tutto il tempo di studiare 
laura si precipitò al telefono


La discussione continua sul forum Pescepirata


Se hai perso la prima parte degli appunti di scrittura creativa di Yukie  la puoi rileggere cliccando QUI