lunedì 25 marzo 2013

Bollettino di navigazione, 25 marzo, terzo anno in mare


Oceano sterminato, infinite sfumature della fantasia. Questi sono i viaggi, finchè alito ci sorregga, della PescePiratA, sospinta dai venti della letteratura per raggiungere vette scrittorie e fondali narrativi fin'ora nascosti ai più, fino ad arrivare a scriver cose che nessun uomo abbia mai scritto prima (come ad esempio: Burzinga!)

Questa settimana la nave veleggia ferma ma a dire il vero un po' sorniona. Chiacchiere, sì, ma poca attività seria (seria... mi scappa da ridere).

Un nuovo imbarco in Giuramento, Yo-ho-ho a lui e tirate fuori il rum.

Chiacchiere, si diceva, in Taverna, una segnalazione in Mondo web e un nuovo semiconcorso nella Gazzetta dei concorsi, più un paio di Libri sul comodino.

Oh, nel frattempo non è che stiamo proprio a contare i gabbiani... in Allenamento c'è il descrivere le immagini 18 e in Area contest si parla ancora di sfide intanto che si aspetta il nuovo contest.

C'è poi sempre lo Spazio autori con quattro nuovi brani più una nuova News & Rum e il mitico romanzo di Peta che avanza lento ma inesorabile in Scrittura assistita.

Insomma, in attesa di una vera primavera e con l'area didattica in pausa, stiamo veleggiando saldi e all'erta. L'associazione culturale sta prendendo forma, e ci stiamo preprando per il nuovo contest che ci porterà a Mantova al raduno. Che volete di più? Io che gridiate: alla via così!
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venerdì 22 marzo 2013

Pesce officinale

Barbara ne aveva piene le palle. Metaforiche, s'intende. Era incazzata e, peggio per il mondo intero, incazzosa. Al lavoro avevano fatto un casino, bruciando la fabbrica. Il buon vecchio titolare aveva spalmato gli operai come merda sotto una suola, ma col sorriso sulle labbra. Ora però quella merda se la voleva togliere.
Avrebbe usato moneta sonante, per levarsi il pensiero.
Ripensava alla chat della sera precedente. El Bocia aveva detto che lunedì sarebbero stati disponibili i moduli per l'uscita volontaria. Dopo venti giorni, sarebbero partite le fantomatiche lettere. Scherzando, aveva commentato se fosse il caso di inchiodare la buca delle lettere. Per come si sentiva, era molto più probabile che avrebbe rincorso e morso il postino, anche se non centrava nulla…
Cercava di non pensarci e si ripeteva che lunedì avrebbe parlato col direttore, per capire come muoversi. Però il groppo in gola rimaneva. E pure una bella dose di acidità di stomaco. Aprì un paio di siti, continuò ad inoltrare curriculum che non si sa mai, e poi si mise a cazzeggiare. Aveva bisogno di sfogare la frustrazione di non poter far nulla. Il nervoso di sapere che la SUA azienda, che poteva essere una delle migliori, fosse stata sfanculata da un passasoldi,, che di imprenditore aveva ben poco, le faceva pulsare il fegato di vita propria.
Così non andava. Doveva impegnare la mente da qualche altra parte. Su Chrome, aprì il pesciolino rosso con la benda, importunò il Capitano e si mise a digitare:

"Barbara ne aveva piene le palle. Metaforiche, s'intende. Era incazzata e, peggio per il mondo intero, incazzosa…"

Alla fine non aveva risolto granché, ma almeno il fegato si era chetato. Il postino si sarebbe risparmiato di essere sbranato da una pazza isterica.
E intanto l'arrotino continuava ad andare avanti e indietro col suo altoparlante, facendo abbaiare i cani di mezzo paese...
Donne! E' arrivato l'arrotino!


di barbara78e
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mercoledì 20 marzo 2013

Racconto del mese: FEBBRAIO



PACE IMPOSSIBILE

Avevo quattro anni… avevo quattro anni quando sentii l’odore della polvere da sparo violentare le narici. Sordide esplosioni, fumo acre. I battiti del cuore non mi permettevano di respirare. Mia madre mi prese per la mano e mi trascinò fuori di casa; all’aperto le esplosioni erano più forti, le sensazioni più rudi. Fui capace di respirare solo quando, in una campagna, riuscii a vedere i miei familiari che per volere di Hallah, erano vivi. Il mio corpo era paralizzato, fermo, gli occhi puntavano dritti sulla zona est della città, dove tra piccoli roghi si avvertiva uno straziante silenzio di morte.

Avevo quattro anni… avevo quattro anni quando accendendo il telegiornale vidi l’edizione straordinaria che riportava di un attentato di matrice palestinese nel mercato della città. Mamma come ogni mattina si era recata li, non tornò mai più. Assopito vidi le lacrime di mio padre, la devastazione sul volto di mia nonna, e la paura dei miei fratelli.

Avevo otto anni… avevo otto anni quando in qualche meandro della Giordania, nel campo profughi dove ci eravamo stabiliti, mi fu chiarita la situazione: quegli infami degli israeliani, circa un secolo prima, erano penetrati nelle nostre terre immigrando da tutto il mondo grazie agli inglesi. Pian piano avevano rubato le terre dei contadini della nostra razza e, con la forza, avevano occupato anche la striscia di Gaza e la Cisgiordania, due terre che ci sono sempre appartenute.
Non ebbi tempo di realizzare ciò che avevo imparato: in un giorno di settembre i militari della Giordania ci cacciarono via. “Dov’è che andremo?”
“Tutta colpa degli israeliani” disse mio padre.

Avevo otto anni… avevo otto anni quando chiesi al rabbino della mia sinagoga perché dio aveva chiamato a se mia madre. Rispose con tono dolce, stringendo le mie mani nelle sue, ma pronunciò parole crude che si infransero contro la pelle: “Tua madre, che dio l’abbia in gloria, è una vittima, una martire della guerra che il nostro popolo è costretta a combattere per la terra promessa. Non siamo mai stati aiutati da nessuno, non è vero che la nostra immigrazione è stata favorita dall’ovest, se non mi credi fattelo raccontare dalla nonna. Sai cos’è il libro bianco? È un accordo che proibiva al nostro popolo di andare a vivere nelle terre che ci spettavano di diritto.
Non è vero nemmeno che il popolo nostro, a suo tempo, ha rubato le terre: le abbiamo comprate, è stata l’economia palestinese a non gestire i capitali”.

Avevo dodici anni… avevo dodici anni quando capii che era impossibile convivere con gli israeliani, avevo dodici anni quando sentii il sentimento di voler riscattare il mio popolo, avevo dodici anni quando mi arruolai nelle milizie dell’OLP.

Avevo dodici anni… avevo dodici anni quando capii che era impossibile convivere con i palestinesi, avevo dodici anni quando sentii di voler riscattare il mio popolo, avevo dodici anni quando mi arruolai nell’esercito d’Israele.

Avevamo quattordici anni… avevamo quattordici anni ed eravamo guerriglieri esperti, il fronte era nostro, con le scariche di kalashnikov ammazzavamo gli infami. Sotto il sole cocente credevamo nella vittoria e nella libertà del nostro popolo, sotto il sole cocente gli ideali ci spingevano alla guerriglia.

Avevamo sedici anni… avevamo sedici anni quando, ci specchiammo l’uno di fronte all’altro, quando capimmo che saremmo morti, quando gli AK-47 sputarono sui nostri corpi un intero caricatore.
Bruciava il sole, bruciavano i fori di proiettile, bruciavano ancora gli ideali. Eravamo con la schiena a terra e l'arena del ciottolato stradale in bocca. Speravamo ancora nel riscatto dei nostri popoli.
Mai abbiamo creduto nella pace, mai abbiamo creduto nella convivenza che, mai come in quel momento, ci appariva impossibile, a noi, ai nostri genitori e impossibile apparirà ai posteri.



Di Fabio Cirillo
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lunedì 18 marzo 2013

Bollettino di navigazione, 18 marzo, terzo anno in mare


Mare della letteratura, frontiera inesplorata. Queste sono le ricerche infinite della PescePirata, spinta dalla voglia di avvistare nuove storie, narrazioni e narratori ancora sconoscuti, fino ad arrivare a scriver cose che nessun uomo abbia mai scritto prima (come ad esempio: burdaburdaburdingayeha!)

Questa settimana il capitano ci ha voluti accontentare: siamo venuti all'isola di Ascension. Caldo, fa caldo. Un tubo, non c'è un tubo. Michia se non c'è un tubo. Ma come luogo per meditare e sognare non è nemmeno male. Solo, tra poco finisce il grog. Per cui cap, diamoci una mossa.

Anche qui in clux al mondo, abbiamo avuto due nuovi imbarchi: tutti a festeggiare in Giuramento e vediamo se hanno un po' di rum...

Grande anticipazione: al Mantova Book Festival si sarà il raduno di PescePiratA! Speriamo di riuscire ad arrivarci (non so se avete notato ma la rotta della nave è un po' alternativa, come dire... grogghesca).

Già che ci siamo, andate a guardare anche in Mondo web, Editoria amica e Taverna, ci sono un po' di chiacchiere. Poi Libri sul comodino ha due nuove recensioni e in Gazzetta dei concorsi c'è una nuova segnalazione.

Altro grog per festeggiare il racconto del mese di febbraio in Spazio autori, sempre pingue di nuove letture: questa settimana ben sette nuovi racconti. Aggiungete anche una news in News & Rum.

Vi manca solo in Allenamento dove, concluso il descrivere le immagini 17, è in corso il 18.

Fatto? Siete caldi? Avete spostato la scialuppa? Allora guardate gli ultimi aggiornamenti sulla nostra ASSOCIAZIONE CULTURALE PESCEPIRATA che sta prendendo sempre più forma, e dovreste essere sistemati per benino.

La nave dondola sorniona sulle acque cristalline del mare tropicale, ma aspettatevi da un momento all'altro una brusca partenza, non appena gli Alisei cominceranno a spirare. E quindi sollevo alla vostra il mio guscio pieno di latte di cocco fermentato e grido: alla via così!

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lunedì 11 marzo 2013

Bollettino di navigazione, 11 marzo, terzo anno in mare



Mare di Barents, minchia che freddo! Questi sono i denti che battono della PescePiratA nel suo viaggio, speriamo non l'ultimo, infilata chissà perchè tra i ghiacci, alla ricerca di tesori letterari e pubblicazioni ignote, fino ad arrivare a scrivere cose che nessun uomo abbia mai scritto (come ad esempio: frillullì, frillullà, ma che freddo fa di qua).

Questa settimana la nave si è congelata, e con lei i nostri cervelli. Voglio dire: mi sono imbarcato per passare la vita tra palme, atolli e gentil dozelle vestite di noci di cocco e gonellini di foglie, e mi ritrovo tra trichechi obesi e orsi polari. Tutto per inseguire chissà quale eschimese che dovrebbe avere chissà quale tesoro... Mah, io dico che si è congelato il cervello del capitano Black. C'entrerà qualcosa che era due giorni che correva di qua e di là per cercare del ghiaccio per il suo grog on the rocks? Mah. Dove sei capitano Anne? Torna presto, adesso che ti sei laureata, ci serve una mente un po' più analitica qua.

Così, figurarsi, nessun nuovo imbarco. E mica tanta attività.
Ma comunque non ci lascia mai il nostro Spazio autori, dove è aperta la votazione per il racconto del mese di febbraio e ci sono già tre nuovi racconti per marzo.

L'Area didattica ha il nuovo spunto di Yukie, e state all'occhio perchè arriva il prossimo.

In Allenamento si è appena conclusa l'edizione 17 del descrivere le immagini, in cui si discute ancora dei testi proposti, in attesa che parta al prossima sfida.
Anche in Editatemi c'è il lavoro di Ognibonus in corso.

Aggiungiamo due nuove recensioni in Libri sul comodino, e tante chiacchiere il Taverna, dove gli amici del La Piccola Volante ci propongono anche un loro nuovo gioco letterario.

Insomma, qualcosa si muove sotto coperta (e qualcosa si sta preparando ancora più sotto, nella cabina dei capitani: ho origliato le parole nuovo contest l'altra sera), per cui state all'occhio... Uno buono almeno ce l'avete no?

Quindi, sperando di virare e fare rotta di nuovo verso l'isola di Ascension o qualcosa di simile (e sperando di non incagliarci definitivamente in un iceberg), gridiamo con le nuvolette di vapore che ci escono dalle bocche: Alla via cosi!

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giovedì 7 marzo 2013

Racconto del mese: GENNAIO




Decapuccino



Un cappuccino deca con poca schiuma, grazie.

Quanto mi odi, per questa ordinazione da precisino?
Sono anni che passo al tuo bar ogni mattina, e ogni santa mattina ti faccio questa ordinazione da rompicoglioni, una di quelle che i baristi detestano, soprattutto all'ora di punta della mattina.
Durante questi anni ti ho osservato attentamente: le mani grandi e veloci, che non si soffermano più del necessario sugli strumenti che utilizzano. La pelle giovane del viso, sempre sbarbata di fresco. I capelli castani, rasati ai lati e più lunghi al centro, che quando crescono troppo fanno un’onda che evidentemente non ti piace, perché non appena accennano a inselvatichirsi, corri dal barbiere e ti ripresenti al bar con un taglio fresco. Il profilo volitivo del mento, le labbra carnose, gli occhi verde smeraldo che diventano scuri nelle giornate di pioggia, o quando qualche cliente poco simpatico ti fa penare. Poi l'ironia, fatta di poche parole e di sorrisi sardonici, che illuminano il volto di una luce cattiva che mi fa impazzire di desiderio.
Vorrei spogliarmi di tutti i drappi che questa vita mi ha messo, prenderti per mano e portarti via, lontano da questi strumenti d’acciaio, da questi asfalti grigi. Vorrei fuggire lontano da questo perenne cielo plumbeo, carico di gas di scarico e fumo di fabbriche, da questa realtà piena di impiegati dalle vite strozzate da cravatte di cattivo gusto, che si sfogano in palestra facendo finta che vada tutto bene.

No, non va tutto bene. Mi sento soffocare. 
Sono stanco di indossare un abito che è ogni giorno di più un costume di scena. Sono stanco di fare finta che vada tutto bene. Sono stanco di tenere dentro di me tutto ciò che non va.

Quando mi sono cacciato in mezzo a questo casino? Tanti anni fa, quando ho avuto paura.
Sì, paura. Anzi, terrore. Il terrore di essere ammazzato, non solo fisicamente.
Eliminato dalla vita sociale, o massacrato.
D'altronde anche Pasolini è stato ucciso per questo, no?
Allora ho finito per farmi scivolare tutto dalle spalle. Gli studi di filosofia? Buttati nel cesso: ragionare è una cosa pericolosa, meglio adeguarsi; allora impari a mandare giù tutto e a poco a poco ti dimentichi cosa vuol dire sentirti prigioniero. Dimentichi i confini della gabbia, sbattendoci contro fino a sanguinare. Riesci persino a mentire con un sorriso!

Solo che, a un certo punto, il gioco ti sfugge di mano. Mi sono innamorato di una donna.
Innamorato? Probabilmente innamorato più della compagnia che del corpo... non esiste una commedia che s’intitola: “Ti ho sposato per simpatia”? Ecco, forse a me è successo questo... solo che poi, per simpatia, ci ho fatto anche un paio di figli. Non che le donne non mi piacciano, anzi: non sono così estremista. Le ho dato ciò che voleva: un matrimonio, i figli, una vita benestante.

No, non mi sento ricco.
Lavoro e posso permettermi un tenore di vita agiato.
Mia moglie ha deciso di badare ai figli, e così l’ho lasciata fare.
Le voglio bene, ma siamo come un vetro di finestra: ci scrutiamo solo per vedere cosa c’è al di là.
Quindi lavoro, prendo decisioni, licenzio gente, tutto sotto questo cielo perennemente grigio, in cui nemmeno il sole ha più voglia di mettere piede: fa schifo pure a lui, questa realtà. Mi sembra di essere sul set di “Blade Runner”, ma probabilmente è solo lo spirito a essere color piombo, come il cielo.

Mi guardo allo specchio e chi sono? Un uomo con la barba perfettamente rasata, la cravatta Marinella perfettamente annodata, il completo Versace perfettamente stirato.

Perfettamente infelice.


Mia moglie mi bacia sulla guancia e sorride. Le sorrido anch'io.
Non mi cerca più a letto, grazie a dio. Non è cattiva, ma proprio non mi dice più niente. I bambini crescono per i fatti loro; gli voglio bene, gli sono vicino per quello che serve, per rispondere alle domande, per i colloqui coi professori, ma più di questo, cosa devo fare? Loro cresceranno e si faranno una vita, ed è giusto che sia così. In famiglia sono sempre il rappresentante della sicurezza.

Ecco, mi pare d'essere un rappresentante aziendale in casa mia... Passano il tempo attaccati a videogiochi, leggere per loro è uno sforzo. Forse è colpa mia che non sono riuscito a trasmettergli la passione per i libri, quando impari a ragionare poi è dura tornare indietro. I libri mi hanno regalato questa possibilità.

Questo mi ha fatto soffrire ancora di più del sentirmi diverso dagli altri. Meglio che loro non imparino a ragionare: vivranno meglio, omologati al branco di pecore che ci circondano.

Allora mi accontento di guardarti, caro il mio barista, e di tormentarti ogni mattina con un cappuccino deca con poca schiuma. Avrei solo voglia di sbatterti in un angolo e sentire quanto sei muscoloso, sotto quella camicia slim-fit e quei jeans. Vorrei strapparmi di dosso questi abiti da maschio etero che mi stanno stretti, questa faccia vecchia e rassegnata, sentire tra le tue braccia quanto si può stare bene, smettendola di rinnegare la mia natura.
Mi prude la barba, sembra che in questi giorni voglia crescere senza limiti, mi dà noia un’altra volta.
Lei cresce, io invecchio. Infelice.

- Ecco pronto il decappuccino! 
- Decappuccino? 
- Non è un cappuccino deca? Allora è un decappuccino! - mi rispondi sorridendo, trionfante.
Mi scappa una risata.
- Ah, ma allora anche lei sa ridere? - dice lui - È la prima volta che la vedo da anni, credevo non ne fosse capace! 
- È la prima volta che un barista fa una battuta decente, un avvenimento che merita una replica straordinaria! - rispondo strizzando l’occhio.

Sto facendo il fenomeno con un uomo? Non mi riconosco nemmeno!
Sorridi e torni a occuparti del bar. Mi godo il tuo indaffararti dietro al bancone, mentre sorseggio questo decappuccino con poca schiuma. Oggi non sono riuscito a dirti di darmi del “tu”; mi sento troppo vecchio per giocare con te. Forse domani...

Vorrei finalmente essere ciò che sono, senza più maschere.
Vorrei essere accettato per ciò che sono: un essere umano sotto un cielo di piombo, dentro a un costume che mi sta sempre più stretto.


di annasilvia76 


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lunedì 4 marzo 2013

Bollettino di navigazione, 4 marzo, terzo anno in mare



(caro amico ti scriiivo...)
Tortuga, ultimo approdo. Questi sono i deliri della PescePiratA nella sua missione senza soluzione di continuità, lanciata nella ricerca di tesori nascosti, all'esplorazione di mari e isole mai calpestati da piede vivente, fino ad arrivare a scrivere cose che nessun uomo abbia mai scritto (come ad esempio: Saccarrappittèddu).

Questa settimana, la nave fila veloce su un mare sempre più promettente. Ci sono stati tramescoli, novità, nuovi imbarchi: andate a salutare due neopromossi mozzi in Giuramento.

Intanto, si è concluso il mese e con questo sta per partire la votazione per il racconto del mese in Spazio autori. Andate e come sempre leggete i nuovi racconti o mettete i vostri, intanto che non è pronta la votazione. C'è ancora da votare, poi, il racconto vincitore in Area contest de Le mille morti dell'uomo delle stelle.

Parlando di sfide (visto che siamo pirati), è appena finita in Allenamento la sfida n° 17 del descrivere le immagini, e stiamo aspettando quella nuova (teneteci d'occhio). Ci sono poi un paio di concorsi in Gazzetta.
Se poi volete ancora darvi da fare ci sono due lavori in corso in Editatemi.

Completano il quadro la segnalazione di un sito dove pubblicare il vostro materiale (oltre che qui sul pesce) in Mondo web, una recensione in Libri sul comodino, un paio di News & Rum e le solite chiacchiere da Taverna.

Mi pare un quadro completo, no? E allora se vi piace non dimenticate che è aperto il tesseramento all'ASSOCIAZIONE CULTURALE PESCEPIRATA, dove c'è lo schemino del Capitano che spiega tutto (vale la pena di iscriversi solo per quello).

Insomma, come vedete si procede con le attività, c'è nuova linfa per sempre nuovi stimoli... Vi pare poco?
Se vi pare poco, guardate quanto mangia Izzy, il tricheco mascotte del vascello: quello non è mai poco.
Se invece non vi pare poco, gridate con me: Alla via così!
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