venerdì 2 maggio 2014

Racconto del mese: marzo


 
Stelle, stelline e Guerre Stellari
di "wyjkz31" Rossana Zago

Luca è in camera sua. Impugna a due mani la spada laser e combatte contro Dart Fener un duello iniziato sul tappeto, proseguito sul letto e che adesso si è spostato fra gli orsetti di peluche.
«Luca, per piacere, vai a prendere il latte?»
«Uffa!»
Ripone la spada laser, rimette gli orsetti al loro posto, indossa sciarpa, giubbotto, berretto e va dalla mamma.
«Ecco. I soldi sono giusti. Non perderli, mi raccomando.» Lei controlla che il giubbotto sia ben chiuso, poi gli fa l’occhiolino e dice: «Lo sai che devi mettere le scarpe, vero?»
Luca strizza entrambi gli occhi, li riapre, sorride. «Sì, sì. Così non ho i piedi freddi. Sì.»
Infila le scarpe e, quando chiude le linguette in velcro, le monetine cadono per terra e la mamma lo aiuta a cercarle.
Prima di uscire si china verso di lei e riceve un bacetto di saluto sulla guancia ruvida del primo accenno di barba.
Fuori fa freddo. Mette le mani in tasca e continua a stringere le monetine gelide per paura di perderle. Cammina lentamente e fa attenzione ad attraversare la strada, come gli ha insegnato la mamma.
Un gruppo di ragazzi sta chiacchierando all’angolo fra l’edicola e il negozio di modellini. Luca guarda dritto davanti a sé e continua a camminare.
«Ehi, Guerre Stellari! Dove stai andando?»
Stringe più forte le monetine. Continua a camminare.
Uno si stacca dal gruppo, gli si mette davanti e Luca è costretto a fermarsi.
«Devo prendere il latte» bofonchia e prova a scartare a destra. Poi a sinistra. È troppo lento: è sempre troppo lento, con quei ragazzi. Resta fermo, si guarda intorno, ma la strada è deserta.
Si sono avvicinati anche gli altri. Lo guardano. Ridacchiano. Uno lo riprende con il telefonino. Luca allunga la mano, per nascondersi, e le monete rimbalzano e rotolano sul marciapiede. Non ne recupera nemmeno una: è sempre troppo lento. Eppure è alto come un uomo e forte quanto loro. Ma si sta esercitando, e quando sarà un cavaliere Jedi, allora sì, che potrà camminare per la strada senza paura.
«Ehi, Guerre Stellari, ma ce l’hai tu l’innamorata? Sai, come Luke Skywalker e la principessa Leila…» Non sanno niente e fanno solo brutta figura.
«Luke Skywalker e Leila non sono innamorati, sono fratelli» spiega. «Luke Skywalker si innamora di Mara Jade e Leila di Ian Solo.» Sorride: è stato bravo.
I ragazzi borbottano fra loro, poi uno gli mette una mano sulla spalla. Luca si divincola e vorrebbe avere la sua spada laser, ma è rimasta a casa, accanto agli orsetti. Ansima, gli occhi sgranati e un rivolo di saliva che scende dalla bocca semiaperta.
«Ehi, tranquillo, Skywalker.» Il ragazzo non lo tocca più e gli mostra le mani, palmo in avanti. Luca non si fida di chi segue il lato oscuro della forza, ma un cavaliere Jedi non deve avere paura; si concentra per entrare in contatto con il lato chiaro della forza e subito si sente più calmo.
Lasciatemi andare… lasciatemi andare… lasciatemi andare… ma non riesce a manipolare la forza e i ragazzi non si spostano.
«Senti, qua vicino abita Mara Jack…»
«Jade, si chiama Jade.»
«Sì, ok, Jane. Ti sta cercando. Vero ragazzi che ci ha chiesto di Luca?» sono tutti seri e annuiscono.
«Davvero ha chiesto di me?»
«Sì, certo. Sei o non sei Skywalker?»
Luca annuisce eccitato. «Dov’è, dove posso trovarla?» Ha fretta, adesso; si avvicina a quello che ha parlato e lo prende per la giacca. Il ragazzo fa una faccia strana e un suo amico interviene: «Dai, lascialo. Ti ci portiamo noi, va bene?»
Salgono in macchina in cinque. Luca è seduto davanti, allaccia la cintura e guarda fuori, ma dopo poche centinaia di metri non riconosce più niente. Posa il dito sul comando per abbassare il finestrino: giù, su, giù, su, giù, su… fino a quando gli intimano di smetterla. Dondola la testa avanti e indietro e cerca il lato chiaro della forza.

Sono arrivati.
La strada è larga, a quattro corsie, con uno spartitraffico centrale.
«Dai, scendi. Vedi? È quella là. Ti sta aspettando.»
Obbedisce. Le luci dei lampioni e i fari delle macchine lo confondono. Sbatte le palpebre. Ci sono molte donne e non sa quale sia Mara Jade; si gira per chiedere aiuto, ma l’auto è già ripartita.
Una donna si avvicina ancheggiando nella minigonna troppo corta, gli parla e lui non capisce bene cosa voglia.
Prova a chiedere se conosce Mara Jade e lei ride, di lui. Vorrebbe tornare a casa, ma non sa da che parte andare. Si avvicina a uno dei platani che costeggiano la strada, si appoggia all’albero e cerca di sentire la forza. Tira su con il naso: non è un cavaliere Jedi, ha freddo, vuole la mamma e gli scappa la pipì.
Una delle donne, la più vicina a lui, lo guarda ogni volta che si accende una sigaretta; poi soffia il fumo verso l’alto, socchiude gli occhi e fissa il cielo nascosto dalla luce dei lampioni.
Il tempo passa e Luca ha tanto freddo che non riesce quasi a muoversi.
«Cosa fai ancora qui?» La donna ha la voce roca e un odore strano.
«Cercavo Mara Jade e mi sono perso.»
Lei lo guarda e ride.
Lui stringe i pugni.
«Ah, sì. Adesso ricordo, è quella di Guerre Stellari! E tu chi sei? Luke Skywalker?»
Luca annuisce. «Sei tu Mara Jade?»
«Chiamami pure Mara» concede, e aggiunge: «Mi hanno chiamato in modi peggiori. Dai, ti accompagno fino dai Carabinieri che ti riportano a casa.»
«Mi scappa la pipì.»
«Guarda che bel platano, sembra fatto apposta. Sbrigati.»
Luca non si muove.
«Se vuoi mi giro, ma stai tranquillo che non hai niente che non ho già visto.»
«Non sono capace di fare pipì in piedi» ammette.
«La farai dai Carabinieri allora, andiamo.»
«Mi scappa la pipì. Devo farla s-u-b-i-t-o.»

Lei si stringe nella giacca troppo attillata. «Ce la fai ad arrivare fino a quel camper?» Non aspetta risposta e si avvia.
Dentro ci sono altre due donne. Il bagno è davvero troppo piccolo, e anche sporco; è difficile abbassare i pantaloni con le mani intorpidite dal freddo: si bagna le mutande, ma poco. Si pettina con le mani, controlla che la maglietta intima non esca dai pantaloni e di aver chiuso la cerniera.
Esce. Resta fermo in piedi e trema.
Mara si avvicina. «Dai che ti preparo qualcosa di caldo. Oggi mi sento buona.» Zittisce le altre due che protestano in una lingua incomprensibile, rovista all’interno dei pensili del minuscolo angolo cottura e ne estrae un barattolo. «Che ne dici di una minestrina?»
Luca dondola avanti e indietro e non risponde.
«Allora? Cos’è, non ti piace la minestrina?»
«No, non tanto.»
Lei studia il barattolo, guarda il ragazzo e sorride.
«Sai cosa? Ci mettiamo le stelline, così diventa come la minestrina che mangiava Luke Skywalker in Guerre Stellari. Che ne pensi?»
Mara ha i denti scuriti dal tartaro, il trucco sbavato e negli occhi una luce triste, ma la forza scorre in lei e Luca smette di dondolare e rilassa le spalle.
«Luke Skywalker mangiava le stelline?»
«E cosa vuoi che mangiasse? Certo che mangiava stelline; uno che viaggia fra le stelle non può mica mangiare tortellini!» E ride.
Ride anche Luca. Ridono anche le due donne. Il camper non è un brutto posto.
Mangiano tutti e quattro attorno alla piccola tavola; Luca sbrodola un po’ di minestrina sul tovagliolo di carta che ha messo al collo, Mara gli porge un altro tovagliolo e lo aiuta a sistemarlo per bene. Fra un boccone e l’altro parlano di Guerre Stellari, della mamma e del papà di Luca, della scuola, dei ragazzi che lo hanno portato fino a là; poi le donne parlano fra loro, e gli sorridono. Fa caldo, gli è venuto sonno, non ha voglia di uscire e non vuole lasciare Mara Jade.
«La tua mamma sarà in pensiero, se non sa dove sei…» prova a convincerlo Mara.
«Oh!» e arrossisce. Fruga nella tasca dei pantaloni, ne estrae un biglietto stropicciato e lo porge soddisfatto a Mara.
La donna lo legge, sembra voler dire qualcosa, ma ci ripensa e compone il numero di telefono scritto sul biglietto.

Mara ha tanto insistito per portarlo a vedere le stelle che Luca ha acconsentito a seguirla.
La strada adesso è deserta ed è acceso solo un lampione ogni due. Lei fuma e l’odore fa tossire Luca. Tira un’ultima boccata e getta la sigaretta in mezzo alla strada.
«Guarda» dice indicando il cielo. «Quella è l’Orsa Maggiore, vedi il grande carro? E dalla parte opposta Cassiopea, a forma di W. Visto? E lì, in mezzo, la stella polare!»
«Wow!» Ma non riconosce le forme che lei gli mostra: solo tanti puntini sparsi nel cielo, proprio come le stelline sparse nel brodo. «Tu ci sei stata, vero?» chiede.
«Oh, sì. Volo fra le stelle ogni notte.»
«E com’è?»
Mara cerca un’altra sigaretta. La accende e soffia il fumo di lato, per non disturbare il ragazzo.
«Bello. La terra vista da distante è tutta azzurra e verde, con le nuvole bianche. E le cose che quaggiù ti fanno soffrire, lassù non si distinguono più.»
«Ci andiamo insieme?»
Tira una boccata e lascia uscire il fumo lentamente.
«La prossima volta che ci vediamo.»
«Prometti?»
«Certo!» Vorrebbe fargli una carezza, ma il ragazzo si scosta e lei si concentra sulla sigaretta, sulla strada e sull’auto che si sta avvicinando.

Luca vede la mamma scendere dalla macchina e le corre incontro: gli mancavano i suoi abbracci. C’è anche papà con lei.
«Amore, come stai? Va tutto bene?» chiedono.
Annuisce. Sorride. Ha tante cose da raccontare. Troppe. Annuisce di nuovo.
«Mara. Ho incontrato Mara Jade!» annuncia. Ma quando si gira Mara è sparita. La cerca in cielo e indica un puntino luminoso che si muove. «Guarda, mamma, guarda! Sta viaggiando verso le stelle!»
La mamma segue la traiettoria indicata da Luca fino alle luci di un aereo di passaggio. «Ho visto, amore.» Rivolge una domanda muta al marito che scuote la testa: non ha visto da che parte è andata la donna che era con Luca.
«Torniamo a casa» dice.
Luca si siede sul sedile anteriore, allaccia la cintura e guarda fuori.
«Lì, mamma, papà. Mara Jade abita lì.»
Il papà stringe le mani sul volante, la mamma si allunga verso Luca e chiede sottovoce: «Sei stato lì dentro?»
«Sì» sbadiglia lui.
«Cos’avete fatto di bello…»
«Abbiamo mangiato la minestrina di Guerre Stellari.» Appoggia la testa al finestrino, chiude gli occhi e mormora: «La forza scorre potente in Mara.»
Il papà allenta la stretta sul volante e la mamma si abbandona sullo schienale.

 

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