giovedì 27 febbraio 2014

Racconto del mese: gennaio



Bianco e nero

di Giuseppe Novellino

 

Ron uscì dal banco di nebbia e si arrestò sulla sommità del declivio. I pini scintillavano al sole invernale. Un cielo cristallino sovrastava gli aspri rilievi e i valloncelli ricoperti di neve.
Solo in quel momento vide l’uomo a cavallo.
A una distanza di circa cinquecento metri, un quadrupede albino portava in sella un uomo dal cappello ad ampie tese e il mantello nero. Quella figura umana faceva contrasto con la pigmentazione chiara del suo destriero, al punto che sembrava fluttuare sopra la compatta distesa nevosa.
Ron cominciò a scendere per la dolce fiancata della collina. In quel punto il manto era spesso e il suo ronzino procedeva a fatica. Davanti a loro, sempre alla stessa distanza, avanzava lo sconosciuto. Da quando aveva lasciato Laramie, due giorni prima, Ron non aveva incontrato anima viva, quindi quella comparsa gli mise addosso una certa agitazione.
Risalirono il versante di un altro basso rilievo. Poi il cavaliere con il mantello scomparve in una macchia di pini. Una coppia di falchi volteggiò sopra le cime degli alberi. Un debole ululato si perse in lontananza.
Il sole era ormai alto. La neve rifletteva bagliori accecanti.
– Questa era la terra dei Sioux Lakota – pensò Ron a voce alta. – Dovrei trovarmi ormai dalle parti del Little Bighorn.
Una decina di anni prima, in quella zona, si era consumato il dramma degli indiani delle grandi praterie. Adesso i pellerossa si trovavano nella riserva, dalle parti del White River, e da loro non veniva più alcuna minaccia. Lungo la pista di Bozeman, che Ron stava percorrendo, avevano cominciato a costruire una ferrovia per facilitare il passaggio dal Wyoming al Montana. La via a nord ovest, per raggiungere la West Coast, finalmente stava diventando più agevole. Ma lui procedeva a piccole tappe, in quell’inverno del 1886.
Quando Ron fu uscito a sua volta dal boschetto di pini, rivide il suo misterioso compagno di viaggio. Poiché si trovavano sopra un ampio pianoro, dove la coltre nevosa appariva meno spessa, Ron spronò il cavallo, deciso a raggiungere il tizio che procedeva sempre alla stessa distanza davanti a lui. Ma quello manteneva il vantaggio e non sembrava essersi accorto del suo inseguitore.
Prima l’uno e poi l’altro scesero quindi verso un fiumiciattolo che appariva ghiacciato. Doveva essere l’alto corso del Little Bighorn, pensò Ron, oppure il Togue.
Si fermò e stette un attimo a riflettere. Se avesse attraversato una collina senza alberi che si ergeva oltre la sponda destra del torrente, certamente avrebbe tagliato la strada al suo misterioso compagno di viaggio e si sarebbe trovato a faccia a faccia con lui.
Così fece. Si arrampicò in modo agevole sul crinale poco innevato, raggiunse la cresta e scese dall’altra parte. Ma quando scorse il cavaliere vestito di nero, costui procedeva ancora davanti, a uguale distanza. Non era possibile. Il percorso che Ron aveva fatto, scavalcando la collina, avrebbe dovuto metterlo in posizione avanzata rispetto allo sconosciuto. Allora provò a chiamarlo: – Ehi, laggiù! – Ma la sua voce morì nello scenario congelato.
Po venne loro incontro un altro banco di nebbia. Quando ne uscì, Ron vide due casupole costruite con tronchi d’abete, in un punto dove la neve si ammassava più abbondante che altrove. Dell’altro cavaliere nessuna traccia.
La luce del sole si era eclissata dietro un nuvolone nero. Le tenebre invernali sembravano affacciarsi in anticipo. Un lume era acceso dietro i vetri opachi di una finestrella.
Ron si avvicinò al piccolo trotto, reso faticoso dalla neve. Mentre smontava da cavallo, vide la porta di una delle due costruzioni aprirsi. Sull’uscio comparve un vecchio con i capelli grigi e una barba che gli arrivava fino al petto. Indossava un giubbotto rattoppato e impugnava un fucile Sharp per la caccia ai bisonti.
– Chi siete? – chiese con diffidenza.
Ron, tenendo in mano le redini, rispose:
– State tranquillo, non ho cattive intenzioni. Sono diretto a Fort C.F. Smith. Non deve essere molto lontano, vero?
– Ci vorranno un paio d’ore. Arriverete con le tenebre. Per fortuna è luna piena.
– Okay – fece Ron sorridendo – Potrei perdere una manciata di minuti per bere un goccio di caffè caldo?
Il vecchio posò a terra il calcio del fucile e disse:
– Giungete in un momento triste.
Ron gli lanciò un’occhiata interrogativa.
– Una brutta febbre si è portata via il figlio undicenne di mia figlia Florence.
In quel momento,si udirono singhiozzi di donna attraverso la porta socchiusa.
Ron si strinse nelle spalle e annuì. Domandò:
– Avete visto un tizio con un cavallo bianco? Indossava un mantello nero, probabilmente di foggia militare. Dovrebbe essere passato di qui, poco prima di me.
– No, mister. Di qui è passata solo la morte.

 

lunedì 24 febbraio 2014

Bollettino di navigazione, 24 febbraio, terzo anno in mare


Questa settimana la nave si prepara a un compleanno. Quale compleanno direte? Provate a indovinare.
E a un pesce mob. Cos'è un pesce mob?
Insomma un pesce mob di compleanno. Tutto chiaro?

Di chiaro c'è che non ci sono nuovi imbarchi.
E c'è anche che chiacchiare ce n'è state come sempre, in Allenamento (si parla di drabble e fantawestern), ne L'ora del tè, in Libri sul comodino (una nuova recensione), nella Gazzetta dei concorsi (una segnlalazione) e in Festival.
Ma anche che qua si batte la fiacca: appena due racconti nuovi in Spazio autori, la conclusione di due editing in Editatemi e due nuove recensioni in La redazione di PescePiratA.

E allora, visto che non avete un tubo da fare, andate a votare il racconto dell'anno! Vogliamo almeno dieci voti per fine mese. Datevi da fare (intanto io ho deciso).

Per cui, con tutta 'sta chiarezza, mi resta solo da augurare: cento di questi giorni! E anche: alla via così!

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giovedì 13 febbraio 2014

Rika Favaro - E se poi mi innamoro, pazienza!

Inauguriamo oggi una nuova rubrica settimanale:

Il Giovedì Del Libro. 

Ogni settimana verrà pubblicata sul blog una recensione tratta dal nostro forum, a firma di chi l'ha scritta naturalmente. 
Speriamo di poter dare buoni consigli ed essere utili nella ricerca del "libro giusto". E dal momento che domani è San Valentino, direi di iniziare con una "dritta" per un regalo azzeccato.

Buona lettura.



Titolo: E se poi mi innamoro, pazienza
Autore: Erika Favaro
Editore: Piemme
Collana: Narrativa
Serie: Femminile
Rilegatura: rilegato con sovraccoperta
Formato: 13x21 cm
Pagine: 266
Data di pubblicazione: gennaio 2014
ISBN 978-88-566-3260-6
Prezzo consigliato: € 12,90




http://www.edizpiemme.it/libri/e-se-poi-mi-innamoro-pazienza

Carlotta vive a Venezia, ha quasi trent’anni, molti pregi: è ironica, creativa, affettuosa. E un unico grande difetto: è afflitta da pigrizia cronica. Lei non è che odi il lunedì, odia tutti i giorni della settimana, se sono lavorativi. Il suo sogno – nonché buon proposito per l’anno nuovo – è quello di smettere di lavorare. Certo avrebbe un sacco di tempo libero, ma lo impiegherebbe in modo costruttivo leggendo, iscrivendosi a un corso di pittura, organizzando cenette per gli amici e, perché no, facendo la fidanzata. Questa probabilmente sarebbe la sua maggiore occupazione. Anche perché, in un paese come l’Italia, affidarsi ai sussidi sarebbe quantomeno incauto e non essendo una figlia di papà avrebbe bisogno di qualcuno che si occupi di lei, non solo in senso metaforico. Così, quando, durante la notte di Capodanno, sotto il vischio, esprime il desiderio di trovare il suo principe azzurro (in alternativa a una vincita all’Enalotto) e aprendo gli occhi vede Felix – bello sguardo, bel sorriso, forse un po’ troppo sportivo, ma nessuno è perfetto – pensa di aver risolto tutti i suoi problemi.Forse però questa rigorosissima organizzazione dei sogni non tiene conto di un piccolo particolare: l’amore, quello vero, se ne infischia dei buoni propositi e fa sempre e inevitabilmente di testa propria.

..."Davvero Felix, quello lì per terra è il mio vecchio albero di Natale. Cosa vuoi che ci tenga dentro a un sacco nero in terrazzo, a gennaio?"
"Sai che sembra un uomo?"
"Lo so, è il motivo per cui non me lo porto giù ora. La gente penserebbe che abbia ucciso un amico. Però, se potessi lo farei".
"Hai un albero di Natale morto in terrazzo da più di un anno."
"Mi stai giudicando?"...

Prima di iniziare il mio commento, sono stata nel dubbio: riuscirò a essere obiettiva? Conosco l'autrice e la simpatia che nutro per lei potrebbe influenzarmi per un giudizio positivo.
Però...
Però ODIO visceralmente le storie d'amore. Mi viene l'orticaria a pensarci. E questo in qualche modo riequilibria la bilancia.
Quindi se qualcun'altro pensa che la recensione che seguirà non sarà onesta, sappia che si sbaglia.

Detto questo, veniamo al dunque. Carlotta è un personaggio un po' strambo: il suo proposito per il nuovo anno è di riuscire a farsi licenziare per poter fare la mantenuta. Ma non è semplice. E soprattutto, è sicura di voler essere accontentata?

Erika Favaro mi ha sorpresa. Mi ha coinvolta. E mi ha costretta a finire il libro all'una di notte. Non molti ci riescono.
La storia si svolge per lo più a Venezia, descritta senza farla diventare stucchevole, ma al contrario rendendola viva e vivibile, come fosse una città qualunque.
Lo stile colloquiale è un flusso di coscienza continuo. Scritto in prima persona, permette   di "essere" la protagonista, di vedere coi suoi occhi, di sentire i suoi gusti, di vivere le sue emozioni. Brillante l'idea di non fornire una descrizione accurata del suo aspetto fisico, permettendo a chiunque di immedesimarsi.
In alcuni momenti si viene travolti dalla "logorroica Carlotta", ma questo non fa che darle spessore e carattere. È interessante vedere come da ragazza pigra e frivola alla Holly Golightly, si evolva in un personaggio maturo, reagendo alle vicissitudini che l'autrice  le riserva. Vicende narrate con brio, in alcuni momenti clou affiora tutta l'umanità della scrittrice, donando un brivido genuino senza usare immagini forti o fastidiose.
Una menzione per il titolo e la copertina, davvero molto azzeccati.

Non restano che i complimenti, doverosi, per aver costruito un intreccio, amoroso e non,  capace di interessarmi, catturarmi e a farmi fare il tifo per questa pigra, pigrissima Carlotta.
Un grazie a Erika e a Piemme Edizioni per aver messo a disposizione un libro molto valido e dalla lettura gratificante.

p.s. i zucchini non si estirpano, poffarbacco! Semmai si colgono!


Lo consiglieresti? → sì

Piacerà a chi ama → le storie romantiche, ma con brio, tipo "Il diario di Bridget Jones".

Barbara78e per La Redazione di PescePirata

lunedì 10 febbraio 2014

Bollettino di navigazione, 10 febbraio, terzo anno in mare


Questa settimana la nave ha raggiunto il mar dei sargassi, per tutti i sargassi! Ci siamo impantanati, per tutti gli impantanati! Qualcuno ci aiuti, per tutti gli aiuti!
(filastrocca della deficenza)

Un nuovo imberbe in Giuramento. Andate a fargli crescere la barba raccontandogli della vostra vita, minuto per minuto, in diretta.

Giornate intese: in ASSOCIAZIONE CULTURALE PESCEPIRATA si sta svolgendo l'assemblea ordinaria per tutti i soci, nella quale verranno prese le decisioni per la navigazione per tutto l'anno. Se vi siete iscritti andate a segnarvi, se non lo avete fatto, fatelo.
Il sondaggio sul romanzo nel cassetto lo vedete anche se non volete, galleggia ovunque come una sardina morta. Andate a dire la vostra. Non so a cosa servirà, ma a qualcosa tornerà utile, vedrete.
Ne La redazione di PescePiratA i lavori fervono, con ancora tanti libri da leggere (AGGRATIS) e recensire. Un nuovo concorso in Gazzetta dei concorsi, e in Spazio autori sta per scadere la votazione per il racconto del mese di gennaio, più cinque nuovi racconti (e i vostri da farci leggere).

E poi chiacchiere in L'ora del tè e Taverna, più due nuove idee in Allenamento, dove si parla di fatawestern e amici pazzi.

E poi e poi e poi... e poi sarà come gridare... Alla via così! (oggi sono breve)


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lunedì 3 febbraio 2014

Bollettino di navigazione, 3 febbraio, terzo anno in mare


Settimana un po' più di stanca, ma sempre attiva sulla nave. Sarà colpa del tempo con tutta questa acqua, o dello spazio, che insieme si chiamano cronotopo. Secondo Einstein, lo spazio-tempo è un continuo a quattro dimensioni, che nel modello ciclico dell'universo di Fridman ha forma di ipersfera S^4. Se lo spazio-tempo è un'ipersfera ad esponente pari, ha una caratteristica di Eulero-Poincaré X = 2, e possiede almeno una singolarità polare (ossia di ordine 1). Da considerazioni geometriche, diviene prevedibile il Big Bang, una singolarità polare dello spazio-tempo. (questa è per paolino)

Comunque un nuovo imbarco si affaccia sulla nave in Giuramento: andate a salutarlo con la manina che fa ciao ciao.

Chiacchiere in L'ora del tè, in Taverna e in Gazzetta dei concorsi. Una nuova recensione in Libri sul comodino e una segnalazione in Mondo editoriale.
Sempre attivo lo Spazio autori, dove è aperta la votazione per il miglior racconto di gennaio mentre arrivano i nuovi racconti per febbraio.

Ma svetta nelle attività in crescita la nuova La redazione di PescePiratA, il servizio di lettura di libri messi a disposizione dagli editori: già sette libri disponibili o in valutazione! (e sbrigatevi perchè il primo che arriva, cucca)

Così, mentre aspettiamo l'assemblea dei soci dell'associazione culturale, non ci resta che continuare la navigazione, sperando in tempo migliore; spazio nel mare ce n'è. Solo una cosa rimane da dire: Alla via così!
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