giovedì 28 settembre 2017

Racconto vincitore del contest "Il bivio": Quello che la Lola vede





PROLOGO

Zoppico verso la ruota panoramica. Non ho sul serio intenzione di salire, è solo per avere una direzione. Saltimbanchi, skaters e turisti mi passano accanto, ignorandomi. Neppure loro mi riconoscono. E come potrebbero, maledizione?
Venice Beach è così colorata, rumorosa, soleggiata; mi chiedo che ci faccio qui.
A Laura sarebbe piaciuto.
Laura, che mi aveva chiesto di trasferirmi in Italia.
Laura, che odiava volare, e che dopo quest’esperienza forse non l’avrebbe fatto mai più.
Sarei stato al mio posto su quel volo? No, mi sarei chinato su di lei e l’avrei baciata, incurante degli altri passeggeri e del bisogno di respirare, finché non fossimo arrivati a destinazione.
Forse non dovrei perdere di vista la mia auto, lì c’è tutto quello che ho. Ma a questo punto che differenza può fare?
Schivo ragazzini con i loro palloncini di zucchero filato, la coscia manda fitte come se un fendente d’avorio vi fosse ancora conficcato.
Avanzo trascinando le gambe, un senso di vuoto dentro; ma è un vuoto dolce, che ha più un sapore di libertà, o forse di malinconia.
Senza una donna. Senza una casa. Senza un lavoro. Il rottame di me stesso. Forse è il sapore di una fine.
Nelle tasche ho gli ultimi venti dollari. Come meritano di essere spesi “gli ultimi venti dollari”?
Il mio occhio buono scorge per l’ennesima volta quelle luci intermittenti: “Lola vede: passato, presente e futuro”.
Scosto la tenda di perline tintinnanti. Dentro al baracchino fa caldo, l’aria è satura di essenze puzzolenti che ricordano le chiese, i funerali. Mi siedo, pronto al peggio.
Lola è una vecchietta grinzosa con un foulard viola sul capo. Sorride mostrando una punta di superbia mentre mischia le carte e le dispone a ventaglio. Me ne fa scegliere alcune, poi legge i tarocchi con quelle rimaste. L’espressione le si fa cupa, alza lo sguardo su di me inchiodandomi allo sgabello.
«Vedo negatività nella tua aura.»
Eh, no. Troppo facile. «Dimmi qualcosa che non so.»
«Vedo l’oblio. La strada segnata dal fato ti condurrà nella nebbia degli ultimi.»
Trattengo un grugnito: oblio. Non ci sono già dentro fino al collo?
«Che altro vedi, vecchia?»
Solleva un sopracciglio, ma non sono ancora sazio di risposte. Mille domande mi sono fatto in questi giorni, ma una in particolare continua a percuotermi le tempie.
«Voglio sapere perché.»
Ricompone il mazzo di carte con le dita nodose, poi si sporge un poco in avanti.
«Tutto ha avuto inizio in un momento preciso.»
«Ah!», sbotto. So benissimo quando tutto ha avuto inizio. Quando hanno stabilito che l’ora ufficiale doveva fottersene di quella segnata astronomicamente dal passaggio del sole per il meridiano locale. Quel maledetto 26 marzo.
Ma se li deve meritare tutti, i miei ultimi venti dollari. È lei che deve dare risposte, non io.
«Come posso aiutarti ancora, figliolo?»
Prendo il portafoglio griffato e lo svuoto sul velluto. I suoi occhi riflettono il bagliore delle candele sulla sabbia, mentre la puzza dell’incenso mi impregna i capelli.
«Voglio sapere come sarebbe andata.»
La cartomante mi scruta nell’occhio buono e poi si sofferma sulla garza da pirata. No, non è per il mio ultimo film.
Si china e da sotto il tavolino trae una sfera. Come quella di Harry Potter, ma dentro non c’è nessuna nuvola che annunci TuSaiChi.
«Fai come me», e appoggia i polpastrelli sulla palla di cristallo a occhi chiusi. Così faccio io.
Poi la sua voce gutturale intona una litania inquietante, una cantilena di parole incomprensibili. La sfera, prima fredda sotto alle dita, ora sembra scottare.
La vecchia tace all’improvviso e io spalanco gli occhi. Nella palla, che riluce di azzurro, vedo me stesso il giorno della partenza.
Accidenti quanta fretta avevo di buttare nel cesso la mia vita!

La storia continua sul forum di PescePiratA!

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