lunedì 25 dicembre 2017

Buon Natale Pirati da Charles Dickens!



Buon Natale pirati di tutti i mari! 



Qual è il racconto più famoso associato al Natale? Via il rum e rispondete. Qualcuno bisbiglia all’orecchio dell’altro. Sì, proprio lui, avete indovinato. Il Canto di Natale di C. Dickens. E’ sicuramente il romanzo breve più letto da tutte le generazioni e tradotto in molteplici lingue. E pensare che all’inizio non ebbe un gran successo. Non vi ricordate la storia? Ecco a voi l’incipit:
“Marley era morto, tanto per incominciare, e su questo non c’è alcun dubbio. Il registro della sua sepoltura era stato firmato dal sacerdote, dal chierico, dall’impresario delle pompe funebri e da colui che conduceva il funerale. Scrooge lo aveva firmato, e alla Borsa il nome di Scrooge era buono per qualsiasi cosa che decidesse di firmare. Il vecchio Marley era morto come il chiodo di una porta.
Badate bene che con questo io non intendo dire che so di mia propria scienza che cosa ci sia di particolarmente morto nel chiodo di una porta; personalmente, anzi, propenderei piuttosto a considerare il chiodo di una bara come il pezzo di ferraglia più morto che si possa trovare in commercio. Ma in quella similitudine c’è la saggezza dei nostri antenati, e le mie mani inesperte non la disturberanno, altrimenti il paese andrà in rovina. Vogliate pertanto permettermi di ripetere con la massima enfasi che Marley era morto come il chiodo di una porta.”

Un’atmosfera di altri tempi, non c’è dubbio. Ma sapete perché è stato chiamato “Canto”? Perché è un racconto allegorico. I suoi capitoli vengono chiamate anche Strofe. Si attraversa l’infanzia, la giovinezza, l’incognita del futuro, la paura della morte. Ma lo spirito del Natale permettono a Sgrooge di lanciare un messaggio di speranza dopo tanta aridità nella sua vita. Ed è proprio questo il messaggio che Dickens vuole diffondere. E qual è il vostro? Quali racconti associate al Natale? Racccontatevi.


martedì 5 dicembre 2017

Tutti i giorni Natale di Heinrich Böll






Fra poco sarà Natale. Oggi virtualmente apriamo la prima finestrella di un Calendario d’Avvento tutto nostro. E lo facciamo con un racconto che apre il sipario tra l’attesa e la festa vera e propria. Osannata, dissacrata, amata, ritenuta un inutile sperpero di denaro e di falsi sorrisi, il Natale rimane sempre il Natale. 
Heinrich Böll nel racconto Nicht nur zur Weihnachtszeit, titolo originale di Tutti i giorni Natale, è uno spacco umoristico-tragico sul significato del Natale. Consideriamo davvero il 25 Dicembre, come Böll, una festa inutile oppure? E abbiamo una zia Milla nel nostro parentato? Fulcro del racconto negli anni della guerra e successivi, ci fa attraversare insieme al suo "Natale" tutti i significati, per lei e per i protagonisti, possibili.Ed è interessante notare come certe dinamiche non mutino.
La noia della ripetizione che viene cambiata dai bombardamenti. Oggi potremmo paragonarli alla distanza che c’è tra i parenti seduti alla stessa tavola che cercano di sforzarsi di stare insieme con il telefonino pronto in tasca per poter sbirciare la vita degli altri servita su qualche social. Perché l’erba del vicino è sempre più verde. E’ il nostro moderno bombardamento psicologico. Ma in tutte le feste di Natale trasformate ormai dall’incessante dovere di partecipare, aleggia sempre la frase: Non si potrebbe avere tutto come prima?
C’è esattamente una linea su cui passa il presente che divide il passato, considerato tale e quindi ricco di ricordi felici, con il futuro. Diciamo un presente dilatato dalla stanchezza e dalle iniziative nominate solo per metà. E su Tutto come prima che il secondo capitolo del racconto di Böll finisce, virtualmente per noi, ci sono ben dodici capitoli da leggere, ma potrebbe non terminare mai. Potremmo rileggerlo ogni anno e appuntare cosa cambia e a cosa rimaniamo affezionati. Sarebbe divertente. E il vostro Tutto come prima quale è? 


Tutti i giorni Natale


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"Si cominciano a notare nella nostra parentela dei fenomeni di decadenza che per un certo periodo ci siamo sforzati in silenzio di non vedere; ma ora siamo decisi a guardare in faccia il pericolo.
Non vorrei già azzardare la parola crollo, ma gli avvenimenti preoccupanti si moltiplicano in tal maniera da rappresentare un pericolo e mi costringono a raccontare cose che suoneranno certo sorprendenti alle orecchie dei miei contemporanei, ma che nessuno può mettere in dubbio. Le muffe della decomposizione si sono annidate sotto la crosta spessa e dura del decoro, colonie di mortali parassiti che annunciano la fine dell’integrità di tutta una razza." [continua qui]


Testi citati: Racconti umoristici e satirici (Aus: Gesammelte Erzählungen von Heinrich Böll.© 1981 Verlag Kiepenheuer & Witsch, Köln